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Upside down

Upside down

Alessandra Grandi (February 15, 2010)

Sali, scendi, corri, cammina, ruota...guarda in basso e poi guarda in alto, c'è sempre qualcosa che sta cambiando

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Negli ultimi giorni ho preso nota di una serie di dettagli che adesso proverò ad infilare uno di seguito all'altro, come per fare una collana di perle. O più propriamente una di quelle collane con pietruzze di plastica colorata che facevamo da piccole e che le nostre madri con orrore e tenerezza indossavano per farci piacere. Fatemi il piacere, indossate queste parole.


New York è la metropoli che sale e scende, si capovolge e si ramifica su livelli contrapposti.
Il sopra e il sotto. Sopra ci sono gli scoiattoli, che si arrampicano sugli alberi e si fanno sfamare dai turisti divertiti. Sotto ci sono i topi, ratti che in totale confidenza e beatitudine attraversano i binari della metropolitana, davanti agli occhi inorriditi dei turisti di cui sopra (per l'appunto).
La città stessa si divide in Uptown e Downtown. Uptown ci sono le residenze private, ma più si sale e più le residenze perdono glamour e fascino sfilacciandosi nell'ordinario bisogno di avere un tetto e tutto il resto, senza troppe pretese. A Downtown invece si trovano gli uffici e gli affari.
Guardando la città su una piantina si può credere ad un disegno preciso.
La mattina si scende al lavoro, diciamo verso Wall Street e tutto il Financial District. La sera invece, dopo il lavoro, ci si ferma a svagarsi a Midtown, nel Village ad esempio (east o west poco importa).
E poi si risale verso casa, per chi lascia che la città resti sveglia a proteggere, con il clamore continuo, il proprio sonno. Ovviamente poi non è proprio così. E' solo un disegno. La realtà si muove. Ed io, che ora vivo molto Uptwon, mi muoverei volentieri nel West Village.

 

È una spirale, questa città. Dalla rete intricata dei sotterranei si arrampica verso il cielo e sovrasta le nuvole con i suoi palazzi di cristallo e ambizioni.
Si compone di scale. Sempre e ovunuque alzo lo sguardo ed eccola, un'altra rampa di scale.
Ma pensando al doppio, mi viene ancora un altro esempio in mente, che mi è balzato agli occhi un paio di giorni fa in metropolitana.
Davanti a me c'era un giovane poliziotto, molto fiero della sua divisa e delle armi che indossava (a vista almeno 3 o 4). Giocherellava annoiato con il suo cappello quando improvvisamente ho notato, sotto il cappello, il santino di una Madonna con bambino.
Eccola la spaccatura, la diramazione, il sotto e il sopra che si dividono e s'incontrano. Fuori era forte e sicuro di sè, quel poliziotto, ma dentro era fragile e spaventato.

La spirale trascina giù e spinge verso l'aria in movimenti continui e imprevisti.
Per quanto mi riguarda ho notato una cosa, ci metto sempre meno tempo e meno fatica a risalire i 120 scalini che mi riportano sulla strada quando la sera torno Uptown.

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