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Thanksgiving Day

Thanksgiving Day

Alessandra Grandi (February 13, 2010)

La scoperta dell'America passa anche per le feste tradizionali.
A novembre ho finalmente capito il Giorno del Ringraziamento. E non è come me lo aspettavo...

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Pensavamo che le ricette tradizionali americane fossero terribili.
Pensavamo che i giovani  americani fossero superficiali e rincretiniti dalla cultura POP.
Pensavamo che le feste del Thanksgiving scatenassero spietate guerre familiari e servissero a rivelare scandali e rancori...
Pensavamo male.


 

È arrivato il Thanksgiving, ed anche io, come molti altri cittadini, mi avventuro fuori le insicure mura della città.
Passo il week end in Pennsylvania. Un giorno ad Harrisburg, ospite di amici della mia coinquilina, e un giorno a Philadelphia.
Sono partita da NYC all'alba ed ho raggiunto gli altri  per il pranzo, che è iniziato alle 15 e ammetto che mi è piaciuto molto. Sì, anche il tacchino con la salsa di mirtillo!
Non ci sono state faide e tutto si è svolto nel più cordiale e allegro dei modi. C'erano zii, nonni, cugini, figli e rispettive fidanzate...e ovviamente l'ospite straniero, che ha suscitato curiosità e interesse.
La sala da pranzo non era molto grande, quindi ci siamo divisi in due tavoli. Quello dei "kids" (bambini atipici, visto che eravamo quasi tutti trentenni) e quello degli adulti.
Il pomeriggio poi si è proteso nei classici e universali rimpianti per aver mangiato troppo, e ovviamente il più delle volte si declamavano a bocca piena!

Ogni tanto si avvicinava qualcuno a me per chiedermi di dove fossi o cosa facessi a New York. Anche loro sono andati oltre gli stereotipi. Non mi hanno chiesto faccende di cucina o di mafia, ma sì hanno voluto capire meglio cosa stesse succedendo in Italia....vaglielo a spiegare!! Volevano conoscere il mio punto di vista sull'America e l'Europa.

Con gli amici di L. siamo rimasti ore a chiacchierare, cosa che adoro perchè mi aiuta a capire meglio questo mondo e a smantellare ogni facile e inappropriato stereotipo sugli americani.
Detesto viaggiare con i preconcetti che ci vengono trasmessi o che sviluppiamo da lontano.
La realtà è sempre sorprendente e prende direzioni affascinanti. Inoltre devo aggiungere che viaggiare da sola è un vantaggio nella scoperta e nella comprensione degli altri.
Certo questa è solo una piccola porzione. Non si può generalizzare né in un senso, né nell'altro.
Ma sono le mie prime impressioni e da qui la vista si fa interessante.

Abbiamo parlato di politica, di religione, dei problemi dell'Africa, di viaggi, di cinema e quant'altro.
Mi sono sentita a mio agio, accolta e stimolata. La sfida maggiore a questo punto è esprimere al meglio le mie idee e le mie emozioni. Perchè voglio poter condividere anche il mio mondo e trovare un punto di contatto. Con l'inglese sono ben oltre il "the cat is on the table", e lo scalino ora è parlare di argomenti più articolati e complessi e l'ideale sarebbe, ogni tanto, riuscire a farlo con ironia! Sì, sono molte sfide tutte in una volta.

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