È tardi e dovrei andare a dormire, ma mi sembra di aver capito che c'è qualche fedele lettore che aspetta una pagina nuova. Forse per la prima volta mi sento davvero una scrittrice, quell'essere che mette in fila parole, pensieri ed emozioni e, chissà come, trova qualcuno al di là della carta, che li accoglie con curiosità e partecipazione.
Allora eccole le mie nuove parole, la mia esperienza primoridiale e unica di New York oggi, Domenica 15 novembre 2009. Il tramonto.
In altre parti del mondo, dove il paesaggio è spianato e libero, il tramonto è un'esperienza quotidiana e a volte sottovalutata. Qui, nella città che scavalca il cielo, è un'esperienza che va cercata e una volta trovata disarma. Ancora e ancora mi stupisco.
Ma andiamo con ordine.
Jo, una collega, mi ha invitato a sperimentare il classico brunch della domenica. Siamo andate a SoHo. Per la cronaca, mentre l'aspettavo ho deliziato la vista con due modelli che attiravo l'attenzione del pubblico femminile all'ingresso di un negozio...quello che di solito fanno fare alle hostess alte, magre e belle finalmente lo hanno fatto fare a ragazzi alti, magri (vabbè...giusti) e belli. Insomma, un'attesa tutto sommato poco sofferta.
Quindi brunch a SoHo, dove ho assaggiato per la prima volta le uova alla Benedict, dopodiché passeggiata per i negozi su Broadway.
Improvvisamente le nuovole si sono dissolte e la giornata ha preso a splendere, allora Jo mi ha proposto di salire sul Ferry Boat per Staten Island (cosa che avevo in programma di fare) per vedere NY nella luce rosa del tramonto.
Ho anche visto per la prima volta la Statua della Libertà!
Ma il tramonto...non so se fosse una giornata particolarmente favorevole, ma le sfumature rosa, arancioni e rosse che hanno tinto prima il cielo, poi il mare e infine i grattacieli, toglievano il fiato.
Lo so che sembro ridicola e ripetitiva, ma le parole si sgretolano e scivolano nell'acqua quando si assiste a scene così belle e inattese. Tutto quello che vedo va al di là della mia immaginazione, e la cosa buffa è che in tutti questi anni la mia immaginazione ha disegnato e impastato NY milioni di volte in modi diversi....ed erano tutte immagini così flebili rispetto alla realtà.
Ho provato a scattare delle foto, ma la macchina fotografica non ha saputo rendere giustizia alla natura.
Ad un tratto, sulla via del ritorno per Manhattan, ho perso un battito.
So che mi aspetta un confronto che sto rimandando, ma l'idea di quel confronto mi ha colto all'improvviso...era lì, lo spazio bianco nello skyline di Manhattan.