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Gianfranco Fini: leader di destra e di sinistra

Gianfranco Fini: leader di destra e di sinistra

Dom Serafini (March 21, 2009)

Senza opposizione esterna, Fini contrappesa governo monoicista

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di Dom Serafini. A seconda del punto di vista, ci si puó rallegrare o dispiacere che il capo del governo, Silvio Berlusconi, possa cosí facilmente “pilotare” l’opposizione. Sembra infatti che, a tavolino, Berlusconi decida dove questa vada e, immancabilmente, il Pd, il partito che dovrebbe fare opposizione, va in quella direzione.


A seconda del punto di vista, si puó essere soddisfatti o soffrire quando a decidere la leadership dell’opposizione sia sempre l’ingegnere ed il suo gruppo editoriale "laRepubblica-Espresso”.
Per chi segue la politica italiana, vedendo il Paese oppresso da una serie di problematiche serie, non puó non chiedersi dove sia l’opposizione. Dopo le sconfitte subite sotto la leadership impopolare di Walter Veltroni, il Pd si trova di nuovo con un capo del partito, l’ex Dc Dario Franceschini, nominato piuttosto che eletto.
Quindi, da un lato l’opposizione non si vede (“Pd chi”, ha detto Renato Brunetta, ministro per la Pubblica Amministrazione, “non conosco nessun Pd”), e dall’altro quel poco che é rimasto Berlusconi lo “suona” a mó di violino. A questo punto si ha voglia di far eco ad alcuni contestatori in seno al Pd e chiedersi: “Chi ha paura delle primarie?”
Con un Pd senza una leadership condivisa dalla base é facile per Berlusconi far in modo che questo possa assottigliarsi alla sua destra spingendo elettori verso: l’Udc di Pier Ferdinando Casini, la componente Margherita del partito (Francesco Rutelli), l’Idv di Antonio Di Pietro i Socialisti di sinistra (Bobo Craxi) ed i Radicali di Marco Pannella. Alla sua sinistra il Pd ha poco da recuperare perché si deve rapportare con i Verdi ed i tre partiti comunisti: quello di Oliviero Diliberto, Paolo Ferrero e Nichi Vendola. Si é calcolato che un terzo dell’elettorato del Pd sia in fuga da Franceschini. Addirittura anche l’ex direttore di la Repubblica, Eugenio Scalfari, ora protesta: “Un’opposizione blaterante [ed] un sindacato all’insegna del tanto peggio-tanto meglio”.
In Italia problemi che richiedono una immediata attenzione da  parte dell’opposizione sono almeno 13:
*Lodo Alfano (dal ministro della Giustizia Angelino Alfano) per l’immunitá penale alle piú alte cariche dello stato.
*Tremonti Bond (dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti) per dare 12 miliardi alle banche tramite obbligazioni emesse dalle banche stesse e acquistate dal Tesoro italiano.
*Robin tax. Proposta di Tremonti per togliere soldi alle banche, petrolieri e assicurazioni tramite una tassa.
* Disoccupazione (8,1%) e aumento della cassa integrazione (+553% rispetto all’anno precedente).
* Crollo della produzione industriale (-12%) e crollo del Pil (-2,5%).
* Legge sulle intercettazioni telefoniche che in pratica vietano di indagare sulla corruzione.
* Il piano-casa. Secondo gli ambientalisti il ritorno alla speculazione anni ’60.
* L’aumentare della criminalitá e la polizia é a piedi. Per mancanza di fondi, ferma un’auto su tre
(la Repubblica).
* Rai. Problemi alla Commissione Parlamentare di Vigilanza e alla nomina del Cda Rai.
* I “pianisti” al Parlamento. Deputati che votano per conto degli assenti.
* Il voto al Parlamento ai soli capigruppo. Visto che i partiti scelgono parlamentari da far eleggere, a questi il dovere di votare le leggi.
* Privatizzazione dell’acqua potabile. Da bene pubblico questo diventa bene privato.
* Grandi opere (per 12 miliardi), come il ponte sullo stretto di Messina a discapito, ad esempio, sia delle nuove prigioni che dei treni regionali dei pendolari. Secondo Legambiente il “servizio pendolare ferroviario é allo sbando”, con 2 milioni di pendolari-treno, dei totali 14 in Italia. Eppure il 69% dei pendolari-auto sarebbe disposto a prendere il treno se il servizio migliorasse. La carenza di prigioni é anche un problema da affrontare urgentemente.
Per l’opposizione, peró sembra che esistano solamente due problemi principali: il testamento biologico (dichiarazione anticipata di trattamento medico) e l’ossessione per la laicitá (totale separazione tra stato e chiesa). Anche perché non appena il Pd azzarda una proposta, come l’aumento delle tasse ai piú ricchi, questa viene subito bocciata dall’ala a sinistra del Pd: “elemosina di stato”, l’ha chiamata il leader comunista Ferrero, usando le stesse parole di Berlusconi. Per la Rai, prima il Pd perde di mano la Vigilanza, poi, per la presidenza, sceglie il candidato di Berlusconi (salvo poi questo declinare).
A questo punto, secondo l’ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, il presidente della Camera e leader dell’ala An del Pdl, Gianfranco Fini, é l’unico a controbilanciare le proposte del Governo, in una forma che possiamo chiamare monoicista (due organi diversi in uno stesso organismo). Infatti, Fini si é battuto contro i “pianisti” instaurando un sistema di votazione garantito dalle impronte digitali. Fini si é anche scagliato contro il voto in Parlamento ai soli capogruppi dei partiti e si é dichiarato contrario alla limitazione delle intercettazioni telefoniche.
Alla fine, anche parte del Pd si complimenta con Fini: “Se un leader della destra dovesse salire al Quirinale, la personalitá piú indicata sarebbe Fini”, ha commentato Europa, il giornale dell’ala Margherita del Pd.




 

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