Videocracy, grande affluenza e problemi organizzativi
Videocracy, grande affluenza e problemi organizzativi
Una sola proiezione per il documentario sul sistema di potere (culturale) della televisione italiana
E alla fine sono rimasto fuori dalla proiezione di Videocracy. Rispedito a casa sul filo di lana.
Il presidente del consiglio riscuote sempre grande successo. Basta che si parli anche vagamente di "Silvio nostro" e il pubblico accorre in massa. Facilmente prevedibile, soprattutto considerando il clamore che il documentario italo-svedese di Erik Gandini aveva suscitato nelle scorse settimane in Italia per via della vicenda del trailer censurato. Prevedibile sí, ma evidentemente non per l’organizzazione del festival, che ha previsto una sola proiezione, in Sala Perla 2 (la piú piccola, 450 posti), con 150 tagliandi omaggio offerti al pubblico. Risultato: tre quarti di addetti ai lavori tagliati fuori. Censura? Certamente no, dato che il film, in Italia, esce in sala oggi e non avrebbe senso. Più probabilmente semplice ottusitá.
- Cercare sempre alla voce ottusitá: consiglio a tutti un giro nei dintorni del palazzo del cinema. Disossata dai lavori per il nuovo edificio (2011), l’area festival é stata esemplarmente imbellettata esteriormente, ma ha perso ogni parvenza di comoditá e funzionalitá. Passaggi angusti, strettoie, giri cervellotici per passare da una sala all’altra, indicazioni sottozero. In conseguenza di ció, nonostante un’edizione con affluenza – al momento – ai minimi storici (cause: crisi e slittamento di una settimana), le code sono, in questi primi due giorni, ai mazsimi livelli!