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"Obama" sotto casa

"Obama" sotto casa

Letizia Airos Soria (February 5, 2008)

Sotto casa, nella sala condominiale del mio palazzo riunione dei simpatizzanti di Obama per incontrare i delegati. Quando il populismo porta alla democrazia...

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Sala gremita, gente di tutti i colori, età. Diversi bambini.

Chi vincerà le primarie di New York? Un coro viene dalla sala: Obama. Chi vincerà tutte le primarie? Obama! Chi sarà il candidato democratico alle presidenziali? Obama. Chi sarà il futuro presidente degli Stati Uniti d’America? Obama.


Ed io mi trovo in mezzo a loro dopo aver risposto per curiosità ad un inivito arrivato via email: vieni ad incontrare i delegati di Obama. E dove? Nella sala condominiale del mio complesso residenziale.

Upper West Side. Anzi very Upper West Side. Intorno alla 181ma strada un quartiere che cambia, cresce. Area pericolosa solo un decennio fa, oggi è molto sicura. Abitata dalla comunità ispanica, ha una grossa presenza ebrea e vede crescere giorno dopo giorno l’arrivo soprattuto di giovani coppie dal sud di Manhattan.

Il quartiere è bello, vicino al fiume, con grandi spazi di verde. A venti minuti di metropolitana il centro. E’ perfetto per chi vuole mettere su una famiglia e stare attento al budget. Ottimo per giovani artisti ed intellettuali vicinissimo tra l’altro alla Columbia University.

E dentro la sala condominale ho accanto media borghesia di diversa provenienza. Molti hanno ancora la borsa, il vestito da ufficio. Qualche donna ha il figlio in carrozzina, diversi bambini sono con il loro genitori.

La parola chiave che gli organizzatori cercano di trasmettere a chi ascolta è: "visibility"

Fare di tutto per essere visbili, spargere la voce in tutti i modi, anche con un foglietto sulla porta del vicino: “Voto Obama per questo motivo… fallo anche tu!”.

Passa parola. Chiama I tuoi parenti, amici. Racconta il tuo entusiasmo per Obama. Fai capire perchè lo voti. Fatti vedere. Organizza “Superbowl Obama Party”.

Quando il populismo diventa democrazia. L’upper West Side i prossimi giorni vedrà alsa Obama party.  Jazz party, conferenze e letture, motivi di incontro di ogni tipo.  Tutto per esprimere e far esprimere la propria preferenza e per raccogliere anche solo 100 in tutto dollari per finanziare la campagna di Obama.

E la base di Obama si parla, si muove si allarga. Piano piano dai presenti arrivano le più svariate proposte. Ma che tipo di partecipazione politica hanno svolto fino ad ora queste persone? Quando viene chiesto se hanno mai votato alle Primarie risponde di sì meno di metà sala.

I loro volti sono veramente quelli di tutti i giorni. Non hanno certo un atteggiamento da attivisti politici! Neanche da volontari, tuttosommato. Sembrano solo di aver deciso di mettere la politica per Obama accanto alle loro importanti azioni quotidiane.

Ed il volto del delegato che parla, insieme ad un vecchio senatore di Kennedy, può essere anche quello di un organizzatore di un campeggio estivo per studenti. Nessuna pretesa di ruolo e tanta chiarezza. Freschezza “Vi spiego come dovete votare. Come funziona, il sistema qui a New York è ancora più complicato, ma sono qui per questo. Non vi spaventate… E’ importante anche solo un voto in più” ed ecco snocciolate regole elettorali di ogni tipo.

Un vecchio ex senatore ricorda la campagna di Kennedy e dice che si sente giovane come allora. Un bambino spiega come ci si registra sul web site di Obama. Ha solo 8 anni. Il contrasto e la vicinanza tra i due fa un certo effetto.

Importante creare e ampliare la propria presenza, il giorno del voto soprattutto. Creare dei punti di ritrovo e raccolta di quella che chiamavano “letteratura”. Più did a le proprie chiavi di casa e la disponibilità con una stanza per raccogliere materiale elettorale vario.

Bisogna fare tante fotocopie? Ma non abbiamo soldi? Riuscite a farle un po’ in giro? Dagli amici, negli uffici…

Ma dove mi trovo? Me lo chiedo più volte. No, non sono in una riunione di sezione del partito, non sono ad un collettivo studentesco, non sono neanche in una chat…. Dove sono?

Forse le incitazioni ad Obama sono un po’ da stadio Americano, ma pensare che tutte queste persone tornano nelle loro case ed infilano Obama nella loro quotidianità fa riflettere se si ha in mente lo spettacolo della politica italiana.

Si potrebbe chiamare “la faccia bella del populismo”. Quando  tornaneranno a casa, inviteranno i vicini per parlare di Obama, riempiranno una stanza di volantini, apriranno la porta a sconosciuti… e poi andranno sul web site per farsi coordinare…
Per incontrarsi nelle strade, davanti alle fermate della Metro, davanti ai cinema, alle chiese, alle scuole, per portare insieme i bambini a giocare, per parlare di Obama.

Chi ha la macchina questa domenica andrà in gruppo in giro per Manhattan con le bandierine di Obama: “just to have fun”. Tanto Hillary, dice una signora, fino ad ora ha fatto fare solo telefonate dalla parti nostre. Ed il marito le sta rovinando la piazza… Ah, il popolo di Obama…
 

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