Paritá dollaro-euro come soluzione alla crisi economica
di Dom Serafini. L’economista Americano John Kenneth Galbraith ha detto che “l’unico ruolo delle previsioni economiche é di rendere l’astrologia rispettabile”.
Secondo il premio Nobel di Fisica, l’americano Sheldon Glashow, “le crisi economiche nascono perché [i dirigenti delle societá] non conoscono la matematica”.
Seppur gli aforismi sull’economia non manchino, ne aggiungerei solo uno: “molti di noi non sanno conciliare il saldo del conto corrente, ma nemmeno lo sanno fare i ben remunerati dirigenti di societá assicurative come Aig (25 miliardi di perdite) e colossi bancari come Citigroup (24 miliardi di perdite)”.
A questo punto non possiamo fidarci né degli economisti, né dei manager delle multinazionali. Pensate, i dirigenti della Banca Centrale federale americana devono chiedere all’American Express cosa succede nel mondo finanziario! Il precedente presidente della Banca federale, il repubblicano Alan Greespan, ha ammesso che l’economia gli é sfuggita di mano.
Visto che le opinioni dei dilettanti sull’economia sono valide tanto quanto quelle degli “esperti”,
proviamo a trovare una soluzione non “ortodossa” a questa crisi economica mondiale.
La prima cosa che viene in mente é come l’economia globale andasse bene quando c’era la paritá di cambio dollaro-euro, cioé nel periodo 2000-2003. Questo nonostante il terremoto finanziario causato dalla bolla speculativa dell’hi-tech (solo il Nasdaq perse il 64%).
La seconda cosa da valutare é come si sia subito fatta notare la speculazione sul petrolio (che, nel giro di 5 anni ha portato il costo al barile da 20 dollari a 147), ma non si parli mai della speculazione sui cambi di valuta.
Da tener presente che il valore totale degli scambi di valuta é di circa 1.000 miliardi al giorno, il che lo rende il principale mercato del mondo. Al confronto, all’apice del prezzo del petrolio, gli scambi sul grezzo hanno raggiunto valori di 12,5 miliardi di dollari al giorno.
Con il petrolio, peró si é subito denunciato il fatto che l’81% degli scambi veniva pilotato dagli speculatori, facendo sí che questo scendesse da 147 dollari al barile a 33, nel giro di soli 5 mesi.
Con gli scambi di valuta, invece, si é gridato allo scandalo solamente nel 1992, quando la Gran Bretagna ha rischiato la bancarotta per via della speculazione sulla sua moneta. Alla fine, l’operazione di salvataggio costó al governo inglese 3,4 miliardi di sterline (4,7 miliardi di dollari di oggi) e fruttó allo speculatore George Soros oltre un miliardo di dollari per aver puntato sul ribasso della sterlina.
Immaginate i guadagni che gli speculatori possono ottenere con una variazione giornaliera delle monete di solo un centesimo? Naturalmente, come si é sempre visto, con queste operazioni gli speculatori hanno tutto in mente eccetto la stabilitá, gli interessi ed il benessere delle nazioni.
Ovviamente, i detrattori della paritá dello scambio (“peg”) dollaro-euro saranno quelli che professano il laissez-faire, “il mercato sa meglio di tutti” e le regole da evitare. Cioé gli stessi che ci hanno portato sull’orlo di questo baratro finanziario. Gli argomenti di questi, poi, saranno suffragati dagli esempi storici dei casi disastrosi della moneta argentina “peg” al dollaro e del florido mercato nero sviluppatosi nella vecchia Unione Sovietica in parallelo allo scambio fisso dollaro-rublo. I detrattori, peró, sicuramente dimenticheranno di far presente come entrambi i disastri vennero causati esclusivamente dalla cattiva applicazione di sani principi economici.
Ció che questi detrattori non faranno presente, invece, é il successo del sistema “Bretton Woods”, il paese americano del New Hampshire in cui, dopo la Seconda Guerra Mondiale, 44 paesi si riunirono per un accordo di stabilitá e ripresa economica semplicemente fissando lo scambio delle loro valute con il dollaro.
Oggi questo scambio non deve necessariamente essere rigido, ma in grado di fluttuare entro una piccola finestra.
La proposta contenuta in questo editoriale era originalmente disegnata per il prossimo numero di VideoAge, da pubblicare con il rischio di essere preso per il solito “stravagante”. Pertanto mi sono rincuorato quando sul numero di domenica de la Repubblica, l’ex direttore del quotidiano, Eugenio Scalfaro, seppur non approfondendo l’argomento del cambio fisso, ha scritto che “Il tema d’una nuova Bretton Woods é quello dell’ordine monetario”.
Bretton Woods [5] dollaro [6] euro [7]