Il catalogo online del Moma rende omaggio alla macchina per scrivere "San Valentino", l'oggetto di culto precursore dell'iMac, disegnato quarant'anni fa dall' italo-austriaco Ettore Sottsass per la Olivetti.
La tradizione di regalare oggetti particolarmente insoliti al di là dei classici fiori e cioccolatini in occasione della giornata degli innamorati non è una tradizione recente.
Quest'anno, il Museum of Modern Art [4] di New York ricorda le antiche glorie di una delle più grandi aziende italiane, che ebbe l'intuito di lanciare sul mercato un prodotto che oggi definiremo molto 'branded' destinato alla ricorrenza.
Parliamo dell'Olivetti e della "San Valentino" una macchina da scrivere portatile, in plastica rossa fiammante, diseganta dall'architetto e designer italo-austriaco Ettore Sottsass [5] e lanciata in edizione limitata per il 14 febbraio del 1969.
Quarant'anni fa la macchina da scrivere era un oggetto tipicamente da ufficio, nera, gigia o verdognola, un oggetto senz'anima. Lo stesso accadde poi per il personal computer, il suo pronipote. E chi non ricorda l'impatto liberatorio e rivoluzionario che ebbe l'uscita sul mercato dell'iMac della Apple nel 1998—quando Steve Jobs ci rivelò ciò che tutti avevamo sempre saputo, ma non avevamo mai saputo dire... e cioè che un computer può essere azzurro, giallo, verde o color fragola, ed essere un oggetto divertente e perfino di culto, da tenere anche in salotto?
Ebbene la "San Valentino" di Sottsass ebbe, decenni prima, un simile effetto, diventando uno degli oggetti più venduti ed in voga del periodo. Non solo rappresentò un ulteriore successo per l'Olivetti, ma costituì anche un felice turning point per la carriera del suo ideatore, che divenne una celebrità prima in Italia e poi in Europa.
Sottsass, anche noto per per essere stato il marito della famosa scrittrice italiana Fernanda Pivano, era diventato consulente dell'Olivetti nel1959, spingendo l'azienda ad occuparsi con più meticolosità dell'aspetto estetico dei suoi prodotti, ritenendo che l'estetica dovesse rendere l'oggetto più personale e meno freddo per il consumatore, in modo da poterlo coinvolgere emotivamente nel lavoro che avrebbe portato a termine attraverso tale oggetto.
La sua macchina, però, non era di certo un regalo unisex, ma dedicato soprattutto alla popolazione femminile. Innanzitutto perché la dattilografia in quegli anni, era un'occupazione quasi esclusivamente femminile; e in secondo luogo perché il rosso fiammante (ma vi fu anche una versione verde pisello!) non si addiceva ad un uomo, specie ad un sertioso uomo d'azienda.
Ma Sottsass aveva visto giusto, i tempi stavano cambiando. La macchina per scrivere di San Valentino divenne un'icona dell'arte moderna, come il Moma riconosce oggi dedicandole una sezione online. Su ebay [6] è possibile trovarne alcune in vendita, a partire da un centinaio di dollari, da una collezione privata di un utente giapponese.
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