Si è spenta nel pomeriggio di lunedì, per arresto cardiaco, Eluano Englaro, la ragazza che da diciassette anni giaceva in coma irreversibile. Mentre il mondo politico si azzuffava inopportunamente sul suo caso, lei se n’è andata da sola, in punta di piedi, prima che altri decidessero per lei. Qualche considerazione.
Eluana Englaro è morta all’improvviso, nel pomeriggio di lunedi, per un attacco cardiaco.
Non posso fare a meno di trovare significativo il momento che ha scelto. Troppo rumore, nei giorni scorsi, intorno alle sue sorti. I reciproci insulti tra i politici, le manifestazioni dei cattolici e quelle dei laici, i proclami del Vaticano, le tensioni con il Quirinale, le prese di posizione del Capo dello Stato, le riflessioni sulla Costituzione di Berlusconi; poi gli editoriali dei giornali, i talk show della televisione. Tutti si sono sentiti in dovere di dire qualcosa. Tutti hanno cercato di far valere, anche alzando la voce, le ragioni per cui le cure dovevano essere sospese o, al contrario, andare avanti a oltranza. Tutti hanno parlato, mentre il Parlamento si preparava a varare un disegno di legge che negasse la precedente sentenza della Cassazione e obbligasse i medici a riprendere il trattamento. Tutti si sono espressi.
Tranne lei. L’unica che avrebbe dovuto e potuto, eppure l’unica impossibilitata a farlo.
Ha provato a farlo, in suo nome, suo padre Beppino. Con una scelta di buon senso, l’uomo aveva
Beppino Englaro |
invitato le massime cariche dello Stato a visitare Eluana, privatamente e in silenzio, presso il suo letto di Udine. Guardandola, Beppino Englaro si augurava che i presidenti Napolitano e Berlusconi potessero comprendere meglio le ragioni di certe scelte e di certi comportamenti altrimenti inaccettabili. L’invito è caduto nel vuoto. Forse non c’è stato il tempo. Di fatto, gli unici a visitare Eluana sono stati gli ispettori mandati dal ministro Sacconi e dalla Procura di Udine per accertarsi che la struttura de “
Ci aspettavano giorni duri, in attesa della decisione sul disegno di legge. Giorni di volgarità e strumentalizzazioni, dichiarazioni di principio, risse tra maggioranza e opposizione, manifestazioni, fiaccolate, cortei. Il clima che avremmo vissuto è ben testimoniato da quanto è successo ieri al Senato, dopo l’annuncio della morte di Eluana. La camera alta del nostro Parlamento, i senatori della Repubblica, hanno giustamente osservato un minuto di silenzio. Dopodiché, non hanno esitato a scagliarsi gli uni contro gli altri come galli da combattimento, insultandosi e accusandosi a vicenda, con buona pace del cordoglio, della pietà e del rispetto.
Eluana si è sottratta a tutto questo. Con la dignità che le è rimasta ha preferito andarsene da sé, quasi in punta di piedi, prima che altri decidessero per lei. In silenzio così com’è vissuta. Alcuni esponenti della maggioranza ritengono che la sua morte non sia accidentale, che sia stata in qualche modo accelerata per evitare la ripresa forzata delle cure. È stata disposta un’autopsia. Di routine, dicono dalla Procura. Finora non ci sono elementi per configurare un reato.
Dal canto mio, questo è uno dei quei momenti in cui mi piace sperare che i cattolici abbiano ragione e che ci sia davvero un Paradiso. Vorrei che fosse un posto dove a ognuno fosse dato secondo le aspirazioni avute in vita, depurate dall’egoismo e dalla cattiveria. Chissà cosa farebbe Eluana, in un posto così. Chissà quanto di quello che le è stato tolto le verrebbe restituito. Molto, io credo, a lei che lo merita come lo meritano certi martiri dal destino incomprensibile.
Oggi è così che mi piace pensarla: viva in un mondo di vivi. Forse sarà solo per consolazione, ma credo che di morte ne abbia già avuta abbastanza.
Clinica La Quiete [4] eluana englaro [5]