Nell’infinito universo del web c’è un posto, una piazza, per quanto virtuale, dove gli italiani sparsi nel mondo si incontrano regolarmente e scrivono, raccontano, spiegano, domandano, discutono, protestano (parecchio) e alla fine, come da migliore tradizione, si organizzano per mangiare una pizza.
Questo posto, quest’atollo di italianità ruspante e sotto sotto orgogliosa che emerge tra i flutti dell’oceano informatico si chiama, nemmeno a dirlo, “Italians”, ed è il forum che quotidianamente il giornalista ormai “promosso” travel-writer Beppe Severgnini cura sul
sito del Corriere della Sera . Ogni giorno undici lettere pubblicate, tra le centinaia che arrivano, di italiani residenti perlopiù all’estero e una fotografia. Ogni giorno, da dieci anni a questa parte.
Il 3 dicembre “Italians” ha soffiato infatti sulle dieci candeline. Un bel record, per un esperimento nato in tempi in cui la Rete era ancora una sorta di fenomeno esoterico e in un Paese in cui, per tanti aspetti, lo è tutt’oggi. Pochi giorni fa, tanto per dire, l’
Eurostat ha reso noto che l’Italia è l’unico Paese europeo che abbia fatto registrare, nell’ultimo anno, un calo nella diffusione dell’uso di internet tra le famiglie. Vabbè. Ma su questo sfondo il successo dell’iniziativa di Severgnini è tanto più degno di considerazione. I numeri sono lì a dimostrarlo: mezzo milione di lettere ricevute, di cui 40.000 pubblicate sul web, 140.000 visitatori da tutto il mondo, diverse derivazioni nate dal forum e diventate indipendenti come
Italiansonline.net o
Italiansoflondon.com , solo per citarne due. Insomma, un successo italiano di livello mondiale.
Chapeau!, Severgnini.
Il decennale andava dunque adeguatamente festeggiato. Così il 3 dicembre, nella sede milanese del Corriere della Sera, ha avuto luogo la festa: un incontro con i lettori che costituiscono la vera anima del forum e la presentazione di due iniziative editoriali pensate per l’occasione.
La prima è il libro in cui lo stesso Severgnini ha raccolto le impressioni e le esperienze maturate incontrando le comnità italiane in giro per il mondo. Non a caso, il libro si chiama “Itali
ans, il giro del mondo in 80 pizze”, e questo perché un bel giorno, per caso, a Londra, un lettore scrisse a Severgnini: “Quando torni qui, vieni a farti una pizza con noi?” Doveva essere un sassolino, è diventato una montagna. “Metà dei frequentatori”, scrive l’autore nell’introduzione, “vivono, studiano e lavorano all’estero. Per conoscerli, farmi conoscere e farli conoscere, mi sono inventato questa storia delle pizze”. Così, come fosse l’uovo di Colombo. E invece è molto di più, se da allora le
Pizze Italians sono diventate 82 e hanno coperto tutti i continenti: Asia, Oceania e Africa, Americhe, Europa, un peregrinare lungo e infaticabile, spesso sorridente, qualche volta amaro, per raccontare il mondo là fuori, ma soprattutto per spiegare cosa fanno e cosa pensano gli italiani lontani dall’Italia, cosa sognano e cosa temono, se vogliono tornare o restare dove sono.
“L’emigrazione italiana”, scrive il nostro, “non è come quella inglese o tedesca, solida e coordinata. I nostri movimenti di massa sono sempre movimenti di singoli, di famiglie, di piccoli paesi, di mestieri. La storia, quando ci siamo di mezzo noi italiani, si scompone in piccole storie, che rischiano di essere dimenticate.
Nei luoghi dove siamo arrivati in molti qualcuno s’è preso la briga di raccogliere testimonianze, trovare immagini, scrivere, pubblicare e ricordare. Sull’emigrazione italiana in America del Nord, in Argentina, Brasile e Australia esiste una letteratura (carente, spesso; ma c’è). Lo stesso vale per i Paesi dove abbiamo condotto i nostri tentativi artigianali di impero (Etiopia, Somalia, Libia). Ma il mondo è grande, e gli italiani irrequieti. Abbiamo seminato storie, ed è tempo di pensare al raccolto”.
Il raccolto per fortuna è arrivato, ed è abbondante.
Accanto al libro di Severgnini vede infatti la luce “Italians, una giornata nel mondo”, 240 racconti scritti in prima persona dai lettori/autori del forum, nostri connazionali che per amore, per lavoro, per spirito d’avventura o per tutto questo insieme hanno deciso di lasciare l’Italia per vivere all’estero. Un e-book in piena regola, liberamente scaricabile dal sito del Corriere.it.
E ne vale la pena. A ognuno dei frequentatori del forum è stato infatti chiesto di raccontare un’ora,
un’ora soltanto della propria vita, in duemila battute. Poi dagli stessi partecipanti sono stati selezionati dieci racconti, tra la moltitudine di quelli prodotti, per ciascuna ora della giornata, da mezzanotte a mezzanotte. Il risultato? Un bel viaggio attraverso “albe, sveglie, prime colazioni, trasferimenti, lavoro, scrivanie, riunioni, pause pranzo, pomeriggi, ritorni, case, mogli e mariti, bambini, televisione, sesso, sogni, silenzio”. Tutte le tessere, insomma, che compongono il mosaico della presenza italiana nel mondo e un autoritratto, fedele e divertente, di noi italiani che “scontenti e litigiosi in patria, all’estero ci ricordiamo della nostra nazionalità. Il Paese che ci manda in bestia e in estasi nel raggio di cento metri e nel giro di dieci minuti è il nostro Paese; e non possiamo né vogliamo farne a meno”.
Scaricate dunque, e leggete. Il più delle volte vi riconoscerete.
Chapeau!, Severgnini.