Quando sette anni fa mi iscrissi all'università fu con una certa inconsapevolezza e casualità che mi ritrovai a Napoli. E con la stessa inconsapevolezza vissi il mio primo approccio con la città: questo mi aiutò a calarmi, senza che io me ne accorgessi, in una strana realtà, fatta di complessità e dualità, di riso ed urla , di divertimento e tristezza. Fu così diventai napoletana di adozione.
Però, nonostante Napoli sia diventata la mia casa, non sono mai riuscita ad esprimere, a cercare di spiegare a parole ad un non-napoletano che cosa significhi questa città. In questa impresa penso ci sia riuscito Francesco Durante con “Scuorno”, ossia “vergogna”.
Quello di Durante è il ritratto della Napoli come l'ho sempre percepita: una sorta di contraddizione in termini, tutto ed il contrario di tutto. Infatti attraverso gli episodi della sua personale esperienza napoletana, l'autore mette a nudo la personalità della città: “Napoli non è omologata, vive sui tempi di un suo orologio che di tutto si cura fuorchè dell'ora esatta, Napoli è il tropico a un passo dall'ultimo autogrill. Munnezza e bellezza, perchè questa città è per l'appunto anche bella d'infamia...”. Quindi quello di Durante non è l'ennesimo libro di denuncia di una assodata difficile realtà sociale, ma il ritratto di una Napoli che non è solo “munnezza” e camorra.
Inevitabilmente la complessità del soggetto trattato, porta l'autore alla stesura di un libro altrettanto complesso, articolato in capitoli che non solo sono il racconto di fatti ed episodi. Da questi infatti viene preso lo spunto per un discorso molto più ampio ed articolato che percorre i più svariati temi: la storia, con uno sguardo particolare alle “rivoluzioni....Meglio si farebbe a chiamarle rivolte o, più all'antica, tumulti, moti, rivolture. Improvvise tempeste che si scatenano nel mare, e sollevano onde impressionanti, e inghiottono superbi navigli. Poi il mare si ferma...e sembra che non si sia mai mosso”; la lingua (“ancor oggi, certi bassifondi della lingua sono l'ardito ponte lanciato sopra gli abissi che separano le classi. E' attraverso il linguaggio che si stabiliscono una contiguità ed una complicità...”), la cultura, la geografia (ciò che l'autore definisce “connubio tra natura e cultura....l'incomparabile scenario naturale oltre che quello monumentale”), il costume, l'intimo rapporto che la città ha con la religione ed i suoi innumerevoli santi, la politica ed il suo "familismo".
Il filo conduttore resta sempre lo stesso, ossia la dualità, e di conseguenza per ogni ragione di cui “mettersi scuorno” ci sta il suo opposto di cui andare fieri, per ogni torto subito ci sta almeno un motivo che subito dopo ti riporta al sorriso.
Ad ogni modo questa sua particolarità ti impedisce di conoscerla a fondo ma ti permette anche di non dimenticarla mai e di lasciarla sempre a malincuore...o come è successo all'autore, di non lasciarla più senza nemmeno sapere il perchè.
Collana: Scrittori italiani e stranieri
Autore: Francesco Durante
Data di Pubblicazione: 2008
ISBN: 880458260X
Pagine: 208