Action Institute, un istituto di ricerca di Milano, ha voluto aprire un’indagine sull’attuale stato dell’imprenditoria in Italia
di Yuri Serafini
L’abilità di utilizzare piattaforme non vincolate per costruire nuove tecnologie ha permesso a startup di tutto il mondo di creare prodotti utili ed innovativi che hanno cambiato profondamente il modo in cui viviamo. L’esempio classico è quello di Apple e il suo App Store (poi copiato dalla Miscorosft). Il concetto di tecnologia come piattaforma “libera” sta diventando la filosofia delle aziende più innovative: Recentemente la Tesla Motors, un produttore di automobili elettriche, ha dichiarato che non agirá contro chi fa uso dei suoi brevetti. Così, se fino a poco tempo fa Ford e GM avevano un solo produttore di auto elettriche a fare concorrenza, adesso ne hanno un’ infinità. Insomma, l’attuale cultura di condivisione della tecnologia ha creato un clima imprenditoriale favorevole. Tranne che in Italia.
I fattori che soffocano le startup in Italia sono tanti: in primis la classica mancanza di capitale, sia da parte delle banche che in forma di venture capital (per fare un esempio, in Italia i fondi investiti dai venture capitalist sono quasi dieci volte minori di quelli investiti in Inghilterra). Ma ci sono anche altri ostacoli ugualmente difficili da superare, incluso alta tassazione e la burocrazia. Inoltre, spesso le aziende che operano nei campi più innovativi hanno problemi a trovare personale competente a causa dei corsi universitari poco aggiornati. Le startup italiane con più addetti (e di più successo) tendono ad operare in campi innovativi, ma su piattaforme più “tradizionali”. Un esempio è la Blackshape Aircraft di Bari: un azienda di 84 dipendenti, fondata nel 2009, specializzata nella produzione di areomobili ultraleggeri.
In Italia, fondare un’azienda che opera esclusivamente su piattaforme high-tech è pressoché impossibile: PolicyBrain, una startup fondata nel 2013 a Milano che fornisce vari prodotti informatici per analizzare e prognosticare le tendenze di voto dei membri di enti legislativi (Parlamento Europeo, Parlamento Italiano e consigli Regionali e Provinciali), per poi fornirli ad aziende che vorrebbero identificare il clima legislativo più favorevole alle loro attività per ora ha solo sei dipendenti. Di questi, cinque sono ingegneri, gran parte con competenze maturate all’estero, e un’amministratrice incaricata di navigare la bizantina burocrazia italiana.
A causa di tutto ciò, Action Institute, un istituto di ricerca di Milano, ha voluto aprire un’indagine sull’attuale stato dell’imprenditoria in Italia, partendo dall’idea che qualcosa si potrà pur fare per creare una cultura di startup in Italia. A questo fine, il primo luglio raduneranno nel grattacielo di Piazza Gae Aulenti (la Torre Unicredit) più di una decina d’imprenditori di rilievo per meglio analizzare le sfide che dovranno affrontare gli imprenditori italiani in settori ad alto coefficiente tecnologico.
Prendendo spunto da questi incontri, organizzati in gruppi di lavoro e tavole rotonde, si intende formulare prese di posizione, “policy brief” e articoli per cercare di indirizzare attività legislativa al fine di chiudere il varco che separa l’Italia dal resto del mondo. L’evento è stato battezzato con il nome di InnovAction.
L’organizzatore dell’evento, Action Institute, è un istituto analogo ai “Think Tank” statunitensi che però preferisce classificarsi come “Action Tank:” un istituto focalizzato sull’azione, non solo il pensiero. Fondato da un gruppo di professionisti, in gran parte italiani, che hanno lavorato con successo negli Stati Uniti, Action Institute si definisce un catalizzatore per un’operazione “give back”, per restituire all’Italia un piccolo pezzo della fortuna che i suoi membri hanno trovato all’estero. É l’unico istituto di questo tipo in Italia ad essere indipendente, ovvero non allineato con un partito o forza politica.
I soci di Action Institute hanno mobilizzato i principali rappresentanti delle storie di successo italiane nel settore high-tech per partecipare alla conferenza. Tra i protagonisti che parteciperanno compaiono: Paolo Aino, presidente di Banzai S.p.A., parent company della piattaforma web AlterVista, attiva nei settori di e-commerce, media e advertising; Franco Petrucci, fondatore di Decysion, un fornitore di servizi di Business Intelligence e Performance Management; Cosimo Palmistano, fondatore di Ecce Customer, una piattaforma che fa monitoraggio sulla reputazione di un marchio sui social media; Alberto Genovese, fondatore di Facile.it, sito che confronta i tassi di polizze auto e prestiti, reso celebre dalle sue simpatiche pubblicità in televisione; Silvio Scaglia, che nel 1999 fondò Fastweb, oggi uno dei maggiori fornitori di Internet e televisione via cavo in Italia; Antonio Sanò, fondatore del sito ilMeteo.it, il sito meteorologico più visitato in Italia, e Renato Soru, fondatore del fornitore internet Tiscali ed ex-presidente del consiglio regionale della Sardegna.
L’evento InnovAction del primo luglio vorrebbe fare su una scala più ampia ciò che fa già Action Institute: mettere a disposizione degli organi governativi l’esperienza di professionisti di successo “pro bono” (impegno che nel settore privato verrebbe remunerato profumatamente).