L’inverno é alle ultime battute, la giornata e’stata fredda, assolata ed intensa. Al tramonto ho deciso per un Chai Latte ed il mio taccuino nella caffetteria all’angolo tar Havemeyer e Grand. Uno dei miei luoghi intimi. Mi piace sedere dove posso osservare entrambe le strade e vedere Brooklyn che scorre.
L’inverno é alle ultime battute, la giornata e’stata fredda, assolata ed intensa. Al tramonto ho deciso per un Chai Latte ed il mio taccuino nella caffetteria all’angolo tar Havemeyer e Grand. Uno dei miei luoghi intimi. Mi piace sedere dove posso osservare entrambe le strade e vedere Brooklyn che scorre.
Mi piacciono i clienti assorti nei loro Mac, mi piace il silenzio che riempie il tempo, spezzato di tanto in tanto dal rumore di una tazza contro il piatto, di qualche parola sussurrata, dalla porta che si apre. Io non sono qui per connettermi oggi, sono qui per usare carta e penna, come una volta. Fuori in strada c’é una morbida quiete.
Alzo gli occhi ed osservo gli alberi dalla vetrina che tra meno di un mese saranno in fiore, alzo lo sguardo una seconda volta, piú che altro distratto dal suono di una sirena che si avvicina, alzo gli occhi ancora e la quiete di Havemeyer e’stata irrimediabilmente squarciata dall’intero Fire Department di South Williamsburg che e’ piombato all’incrocio con autopompe e mezzi di ogni genere. C’è stato un incendio all’ultimo piano del building dall’altro della via.
E se pochi secondi prima sarei potuto essere in una qualsiasi caffetteria all’ incrocio di una qualsiasi via dell’Occidente, ora ho la piena percezione di poter essere solo a New York City dove i pompieri quando entrano in scena sono eroi assoluti e magnifici e solo Superman e l’Uomo Ragno da queste parti riscuotono pari successo.
Mollo il taccuino e pago il Chai alla cassiera, che con poca emozione presta attenzione ad una ragazza che si lamenta del fatto che queste cose di solito succedono in tv e che invece a prender fuoco è stato l’appartamento dirimpetto al suo. Esco curioso ed eccitato.
Una scintillante autopompa rossa e cromata fa bella mostra di sé stesa di traverso sulla via, i curiosi si accalcano sul marciapiede ed i New York’s Finest(la polizia, n.d.a), arrivati pure loro, regolano il tutto, come di consueto. La gente vocifera che nell’appartamento non ci fosse nessuno, ma da dove sia scoccata la scintilla non si sa ancora.
Vedo le scale antincendio servire sul serio ed un paio di questi scintillanti eroi stanno giá facendo irruzione nell’appartamento, sfondando i vetri della finestra qualcuno urla -keeeep oooff- ed alcuni vetri s’infrangono sul marciapiede.
In strada i pompieri si danno un gran da fare e sulle giacche ignifughe posso leggere i nomi: De Jesus, Coccio, Kowalski. Mi emoziona l’idea che in quelle letterine catarifrangenti sia racchiusa l’essenza della storia di questa cittá fatta degli uomini che sono venuti qui da ogni angolo della Terra con un nome a testimoniarlo ed un sogno nello sguardo e che poi tutto questo si sia stato uniformato da pennellate a stelle e strisce e dal tempo.
Intanto la notte è calata e le luci delle sirene rosse e blu contribuiscono a mantenere sospesa l’atmosfera del quartiere. Dall’altro lato della via una grassa donna dominicana in ciabatte osserva il palazzo fumante. Un ragazzo appena giunto sulla scena, skate sottobraccio, chiede in spagnolo cosa sia successo. La donna risponde in spanglish che lei abita al piano di sotto, che i pompieri l’hanno fatta evacuare, ma che il peggio è passato e per gli eroi si tratta solo di rimettere tutto in ordine e restituire la calma consueta ad Havemeyer street.
Io ascolto, osservo e tutto, d’improvviso, rientra nei ranghi, le pompe si riavvolgono ed i mezzi tolgono il disturbo, ora in religioso silenzio. Gli eroi hanno spento l’incendio e non c’è stato neanche un gattino da salvare.