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See some music

Alessandra Grandi (March 8, 2010)

A New York ti capita di entrare in un minuscolo locale storico di Harlem per ascoltare jazz e scoprire che la musica ha un corpo che si muove con te

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I primi tempi io e L., la mia coinquilina, non ci incontravamo spesso. Avevamo orari diversi e capitava che in una giornata non ci incontrassimo affatto. Allora comunicavamo con i post it. Have a nice day. Hope to see you tonight.
Ricordo che una volta mi invitò ad andare con i suoi amici to see some music.


La cosa mi fece sorridere perchè nella mia concezione la musica si ascolta, non si vede.

Ieri sera ho visto la musica.
Sono tornata a casa tardi, ma abbiamo deciso lo stesso di uscire a mezzanotte e mezza per andare in un locale vicino casa dove suonano jazz dal vivo, uno dei  migliori di NY. St.Nick’s Pub.
In un locale minuscolo e affollato il palcoscenico di nemmeno 10 metri quadri ospitava 9..10..11 musicisti!! E la musica la potevi vedere.

Prendeva corpo, si muoveva, sudava, ammiccava, seduceva e trascinava come creatura di carne e sangue.
Suonavano musica africana, secondo L. musicisti erano del Mali. Ma c'era anche una violinista bianca, americana o forse inglese.
Andavano ognuno per conto proprio, tutti insieme.
Gli strumenti entravano nelle note di tutti, fluivano e spaccavano, e poi si ritraevano.

Uno dopo l'altro, senza pausa, senza fatica.
Come se non bastasse una ragazza cubana si è conquistata il suo fazzoletto di scena e ha cominciato a ballare. Favolosa. Non era bellissima, non era sofisticata, era una donna che parlava la lingua della madre terra e stava lì tutta la sensualità delle donne.
Nel mio piccolo terreno i miei piedi, le mani, le gambe e il corpo seguivano la musica, la creatura di carne e sangue che respira dentro di te.


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