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Al via il tour a New York all’interno della Columbia University

Al via il tour a New York all’interno della Columbia University

Mimì De Maio (March 7, 2016)
Mimì De Maio
Columbia University

Al via il tour del cantautore napoletano Mimì De Maio a New York. Prima tappa al "Postcrypt Coffeehouse" nelle fondamenta della Cattedrale di St. Paul, all'interno della Columbia University nell'Upper West side.

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 Il 5 marzo è iniziato il mio tour a New York in un luogo “very cool”. All’interno della Columbia University!

Una delle università più prestigiose del mondo che vanta 101 premi Nobel in varie discipline, seconda solo all'università di Harvard (circa 150). Fondata nel 1754 per volere di re Giorgio II di Gran Bretagna, nel periodo cioè in cui il legittimo governo di New York era quello di Sua Maestà britannica. Si trova sul lato occidentale di Manhattan, nell'Upper West Side. Anche il Presidente Barack Obama l’ha frequentata.

Al centro di tutta questa bellezza, di fianco alla grande Biblioteca, immersi nel profumo di qualcosa che influisce sul mondo intero, nelle fondamenta della St. Paul's Chapel, c’è il “Post Scryptum Caffè & House” un club  fondato nel 1964 dal Rev. John Cannot, ricavato da una grotta rivestita di mattoncini rossi, dove si suona musica su piccolo un palco contornato da una fila di luci colorate, di quelle che si mettono sugli alberi di Natale. Al bar servono The e biscotti e intorno fotografie di artisti passati di lì. Un concerto condiviso con altri artisti, un “open stage”. Un’esibizione voce e chitarra senza amplificazione. Pubblico a meno di due metri, silenzio da sentire il respiro del pubblico.

Ho iniziato cantando una mia canzone Samba Blues. Ero l’unico a cantare in italiano. Ho spiegato il senso di quella canzone, il racconto dei miei maestri musicali e della ricerca di una propria identità. “Ho consumato il primo Pino Daniele amavo i dischi di papà…poi ho cominciato ad ascoltare i brasiliani, Buscaglione e Carosone” dice il brano. “Do you know Renato Carosone, ‘Tu vuò fa l’amaericano’?” ho chiesto.

Lo conoscevano!

Tra il pubblico tutti newyorkesi. O meglio ragazzi e ragazze che vivono qui. Più incontro persone e più mi chiedo chi sono i newyorkesi? La storia di ognuno è il frutto di un viaggio, spesso partito da lontano, che ha trovato la propria meta in questa straordinaria città. Li ha accolti, chiarendo fin da subito che qui non si scherza, che si corre veloci ma che se si ha voglia di sudare sarà la strada preferenziale verso i tuoi sogni.

Ho la sensazione che a New York non esistono più tante comunità diverse tra di loro. Ma un unico grande e colorato mosaico fatto di tante identità diverse ma che insieme fanno grande questa città. C’è tanta Italia qui a New York ma sempre più contaminata con altre culture. Che si fa prestigiosa portavoce di bellezza all’interno di un puzzle più grande. Alcune volte per capire il valore delle cose bisogna guardarlo dall’alto o da lontano. E così ti capita di essere tremendamente fieri del tuo paese a New York. Anche chi la critica, chi l’ha abbandonata deluso, un attimo dopo ti racconta con entusiasmo quanta Italia è presente nel proprio lavoro. Alla prossima tappa.

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