Donne ed uomini alle prese con i campionati di calcio
Donne ed uomini alle prese con i campionati di calcio
Si mormora che un giorno di tantissimi anni fa, Winston Churchill abbia pronunciato la seguente frase: «Gli Italiani perdono le guerre come se fossero partite di calcio e le partite di calcio come se fossero guerre». Io ora cosa potrei aggiungere? Non ero presente ai tempi della guerra e quindi non potrei né confermare né obiettare, ma riconosco che Churchill fu un grande osservatore. Ma si sa che il mio popolo è – per così dire – molto emotivo anche in campo sportivo.
Si mormora che un giorno di tantissimi anni fa Winston Churchill abbia pronunciato la seguente frase: «Gli Italiani perdono le guerre come se fossero partite di calcio e le partite di calcio come se fossero guerre». Io ora cosa potrei aggiungere?
Non ero presente ai tempi della guerra e quindi non potrei né confermare né obiettare, ma riconosco che Churchill fu un grande osservatore. Ma si sa che il mio popolo è – per così dire – molto emotivo anche in campo sportivo. Però la frase sopra riportata è davvero notevole; personalmente sarei portata un po’ a modificarla, tentando l’identificazione di calcio e guerra nello stesso concetto. Per il cittadino tipo italiano, la nazionale di calcio è l’esercito al fronte, prigioniero in una fangosa trincea di erba molto spesso sintetica, soggetto a tutte le intemperie che il cielo riversa su di esso. Ed eccolo lì schierato il piccolo ma valoroso esercito, composto da ventidue uomini più vari ufficiali (coach e staff tecnico) che sono in terra straniera a difendere l’onore del belpaese. E mentre l’esercito è in trincea a combattere cosa fa l’italiano tipo? Eccolo stravaccato sulla sua poltrona davanti al televisore in compagnia di altri italiani tipi, rimpinzandosi di trash food che più trash non si può; eccolo cantare a squarciagola l’inno nazionale, chiedendosi ancora a quale squadra appartenga la mascotte “elmo di Scipio” di cui non conosce forme e colori; eccolo con una bandiera tricolore sfoderata appositamente per l’occasione che poi riporrà (o meglio che la sua donna riporrà) da qualche parte in casa e che recupererà in occasione del prossimo campionato. L’identikit di tale soggetto è il seguente: italiano, maschio, di età compresa tra i 3 e i 99 anni, appartenente a qualsiasi classe sociale, disposto a riporre tutti i suoi problemi con il mondo per ben novanta minuti.
Ma se l’italiano tipo di sesso maschile è decisamente prevedibile, cosa diversa è la donna italiana, anch’essa stranamente catturata dal vortice del campionato di calcio. Ma vi siete mai chiesti come mai? E’ evidente che la donna abbia qualche problema di comprensione della tecnica calcistica: provate a spiegarle cosa sia un fuorigioco; ripeteteglielo in tutte le lingue possibili e fate uno schema in flash e non otterrete alcun risultato perché lei non capirà, perché davvero la sua mente è limitata in questo settore. Ma la donna è molto più pragmatica e furba, e se guarda le partite di calcio avrà i suoi motivi. Gli uomini credono che ciò accada perché in fondo anche loro sono appassionate oppure perché li amano talmente tanto da sacrificarsi a vedere qualcosa che odiano, un po’ come quando loro le accompagnano al cinema a vedere quei dannati film strappalacrime.
Esistono sostanzialmente tre tipi di donne che guardano le partite di calcio:
1) la repressa-pragmatica-materialista: questa donna domanda al compagno chi sia il giocatore più pagato del campionato nazionale; fa due calcoli e alla fine, piena di rabbia, lo rimprovera per non aver scelto la carriera calcistica, che è un buon a nulla, incapace, idiota, che non porta soldi a casa, rovinando drasticamente la visione della partita con rottura di cimeli e souvenir;
2) l’idealista-innamorata: solitamente più giovane della repressa-pragmatica-materialista, innamorata platonicamente (perché non può aspirare di più) di un unico calciatore; fa il tifo esclusivamente per lui, e spera che la nazionale vinca la partita per poterlo rivedere ancora in campo. Immancabilmente questa donna sarà rimproverata dal compagno, il quale le ricorderà che il calciatore, se anche si materializzasse davanti a lei, non se la filerebbe per niente. Lei comincerà a piangere e a chiamarlo egoista e che non è colpa sua se lui non fa il calciatore, rovinando anche in questo caso la vista della partita;
3) la frigida-annoiata-del-teleschemo: è il tipo di donna più pericoloso; lei guarda il televisore ma non se ne frega assolutamente nulla di quello che accade. Nel migliore dei casi si addormenta e si sveglia quando il compagno urla nelle azioni in area di rigore. Nel peggiore dei casi, se la visione della partita è in comitiva, può intrattenere una tresca in cucina con un amico del compagno meno interessato al televisore, e quindi mentre il compagno si dimena per novanta minuti a parlare con un televisore, perde la percezione della realtà, dimenticando di avere una cucina. Ma è bene sottolineare che questa tipologia di donna non rovinerà la visione della partita, quindi tutti felici e contenti!
Ad ogni modo, tutte queste donne (tranne il caso 3.2 della frigida-annoiata-del-teleschermo in ben altre faccende affaccendata) hanno comunque un minimo comune denominatore che le lega: la visione di ventidue giovani uomini fisicamente perfetti. E che volete che se ne importino di chi vince e chi perde e del fuorigioco? Che gli uomini guardino pure un pallone che vola da un’area di gioco all’altra, che tanto ai dettagli ci pensano le compagne.