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Paradosso all'italiana: lo sport e' roba da uomini

Paradosso all'italiana: lo sport e' roba da uomini

Alessandro Milone (September 15, 2015)
Getty

Pennetta, Cagnotto, Vezzali, Pellegrini, Idem, Kostner, Di Martino, sono tutte vincente. Tutte famose. Tutte hanno raggiunto i massimi livelli nei loro rispettivi sport. L'Italia ha accumulato Olimpiadi, Mondiali ed Europei grazie a loro. Eppure, se non lo sapete, sono solo delle dilettanti. E non e' un opinione personale, anzi, e' la legge a dirlo.

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 Non ci crederete ma la legge numero 91 del 1981 affida al Coni ed alle Federazioni il compito di decidere quali discipline vadano considerate come professionistiche, con tutte le conseguenze legislative e lavoristiche del caso. Calcio, basket, golf, pugilato, ciclismo. Ma solamente la versione al maschile.


Le donne sono campionesse per hobby. Non per lavoro. E la stessa legge, che e' chiaramente in odore di incostituzionalita', danneggia anche gli uomini, in alcuni discipline, come il tennis, il nuoto e la pallavolo. 


Vincere gli Us Open (Pennetta), 6 medaglie d'oro alle Olimpiadi di scherma (Vezzali), 4 ori ai Mondiali di nuoto (Pellegrini) poco importa. Non avrai pensione, Tfr o la maternita'.

E non pensate che il calcio, anche maschile se la passi meglio. Dalla serie B in giu', non e' prevista l'ambulanza a bordo campo, come non vi sono tutte quegli accorgimenti tipici della Serie A.

La vita sportiva e non per una donna puo' essere molto complicata. In alcune discipline, si puo' avere la fortuna di ottenere un regolare contratto di lavoro con le forze armate, che in qualche modo ti tutela, mentre in altre, avere un figlio, porta all'interruzione delle attivita' ed alla perdita dello stipendio. 

Ma diventare un' "atleta di stato", come previsto dalla legge 78 del 2000, non e' sempre cosi' facile. Ad oggi le amministrazioni pubbliche delle forze armate, dei vigili del fuoco, dei corpi di polizia, contano poco piu' di 2500 tra atleti e tecnici di valore e prestigio nazionale, che e' il requisito fondamentale per potervi accedere.

Il messaggio lanciato anche dalla associazione Assist (associazione nazionale atlete) al governo e' chiaro: e' finito il tempo dei complimenti, ora serve una legge piu' giusta per tutti, maschi e femmine, in nome dell'articolo 3 della Costituzione. 









 

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