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Ellis Island: conoscere il passato, capire il presente, pensare al futuro

Ellis Island: conoscere il passato, capire il presente, pensare al futuro

Alessandro Milone (October 1, 2014)

Era uno dei siti di NY che non volevo perdere. Da appassionato di storia, italiana ed americana, il museo di Ellis Island , intreccia perfettamente entrambe.

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Soprannominata Isola delle Lacrime, tra il 1892 ed il 1954, ha accolto ben 17 milioni di immigrati, centinaia di migliaia italiani. Si stima che, oggi, oltre 100 milioni di americani possono tracciare le proprie origini da un antenato ad Ellis Island. Sin dalla numero zero, la piccola Annie Moore Schayer che ha aperto la processione di anime che si sarebbero poi affollate alla porta d' ingresso poco dorata dell' America, il cui volto è stato da pochi anni identificato.

E’ toccante, per un italiano, la visita. I manifesti originali delle navi e dello compagnie navali che annunciavano la Terra Promessa dai porti di Genova, Napoli e Palermo, la stanze delle ispezioni mediche e legali, la Great Hall, sono tutte tappe di un percorso emozionale. Quanto volte abbiamo visto e letto di questo posto. Eppure, venire qui, provare a fare lo stesso percorso che milioni di giovani, anziani e bambini hanno praticato, con la fortuna di poter accedere agli US grazie a pochi minuti spesi al pc, qualcosa lascia. Lascia pensare.

Pensi che oggi in fondo, non è cambiato poi molto. Ti rendi conto che a distanza di anni molti di noi continuano ad intravedere negli USA una terra di grande opportunità. Manager, ricercatori, scienziati, architetti ed ingegneri, quasi sempre giovani, salutano l’Italia, con un arrivederci, sperando di trovare più possibilità e fortuna, la cd nuova migrazione intellettuale. Qualche esempio, durante la mia esperienza, l’ho avuto.

Ho conosciuto diversi italo-americani, che parlavano un po’ americano ed un po’ dialetto, napoletano o siciliano o veneto. Mi hanno raccontato del loro arrivo, della loro vita, de “o’bisinisso” e dei loro figli americani, avvocati o manager, super istruiti. Mi hanno raccontato di come sono loro a ritornare spesso in Italia a trovare i parenti, e non l’incontrario, per le spese del viaggio. E che negli ultimi dieci anni la tendenza ad emigrare, per lavoro, è ripresa. Hanno una grande storia da raccontare. E si vede che hanno molta voglia di farlo. Spesso, nella metro, è capitato che, sentendomi parlare italiano, si sono avvicinati per chiedermi dell’Italia, con gli occhi pieni di ammirazione ed aspettative.

Però pensi, anche, sentendo le storie di questi uomini e queste donne, che l’Italia, nonostante tutto, alla fine, manca parecchio. E non si tratta del cibo, del sole e del mare. Mancano gli italiani, che tra mille difetti, hanno la capacità di farti sentire sempre a casa, ovunque tu sia nel nostro paese.

E questa qualità rimane per sempre. Anche a New York, con quasi 3 milioni di italo-americani, bastano 5 minuti per sentirti a casa.

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