Festival di Ravello: musica, arte, cultura sospese tra sogno e realtà
Festival di Ravello: musica, arte, cultura sospese tra sogno e realtà
Molti parlano dello “spirito di Ravello”, una sorta di aureola che rende la cittadina ed i suoi abitanti sospesi nel tempo, in una realtà da favola fatta di bellezze naturali e memorie storiche immerse in una quiete surreale dove il bello e la crescita interiore ne fanno da protagoniste.
Tutto ebbe inizio nell'estate del lontano 1953 quando in occasione del settantesimo anniversario della morte di Wagner, i “Concerti wagneriani nel giardino di Klingsor” (come diceva testualmente la copertina del programma di sala) presero avvio con due serate affidate all’Orchestra del Teatro di San Carlo (Napoli) diretta da Hermann Scherchen e William Steinberg. Ed è allora che Ravello assunse l'identità di “Città della Musica”.
Ma perchè proprio Ravello, un paesino della costiera amalfitana di appena 2500 anime? Molti parlano dello “spirito di Ravello”, una sorta di aureola che rende la cittadina ed i suoi abitanti sospesi nel tempo, in una realtà da favola fatta di bellezze naturali e memorie storiche immerse in una quiete surreale dove il bello e la crescita interiore ne fanno da protagoniste. Nel corso dei secoli infatti Ravello ha saputo coltivare nel miglior modo possibile l'enorme patrimonio culturale in suo possesso, identificato soprattutto nel passaggio e soggiorno di grandi personalità geniali, che hanno caratterizzato la cittadina ravellese di un'intensa attività culturale ed intellettuale.
Così per quanto riguarda la musica, oltre a Wagner che ha trovato a Villa Rufolo gli spunti per la scenografia del secondo atto del Parsifal, compositori come Giuseppe Verdi, Edvard Grieg, grandissimi esecutori e direttori d'orchestra, da Bruno Walter a Arturo Toscanini, da Leopold Stokowski a Wilhelm Kempff, da Leonard Bernstein a Krzysztof Penderecki, da George Prêtre a Lorin Maazel, qui hanno soggiornato e fatto musica. Ma non solo, personalità importanti che hanno tratto da Ravello la propria ispirazione, emergono nel campo delle arti figurative (Ruskin, Mirò), della letteratura (nel Decamerone, Giovanni Boccaccio si ispira ai giardini di Ravello nella descrizione dei luoghi incantati che fanno da sfondo alle novelle), del cinema (Humphrey Bogart, King Vidor, John Huston, Jennifer Jones, Paul Newman, Tim Robbins, Susan Sarandon e tanti altri divi hanno soggiornato e lavorato a Ravello, nonché i panorami ravellesi hanno fatto da sfondo a innumerevoli film, tra cui Ninfa Plebea di Lina Wertmuller) e addirittura nell'ambito delle scienze (l’economista John M. Keynes ha soggiornato all'albergo Caruso, il biochimico premio Nobel Francis Crick a Villa Cimbrone, il pedagogista Jean Piaget a Villa Maria).
Queste argomentazioni dovrebbero bastare a spiegare il perchè già negli anni Trenta del '900 l'orchestra del Teatro di San Carlo (Napoli) vi si esibì un paio di volte, con programmi legati proprio a Wagner. Per anni infatti, anche dopo la nascita ufficiale del festival, Wagner è rimasto il protagonista indiscusso dell'evento e tuttora l’avvenimento sinfonico clou di ogni edizione viene devotamente riservato alle sue musiche.
Oggi il Festival di Ravello è considerato uno dei più importanti avvenimenti italiani di portata internazionale, un vero e proprio esempio di made in italy ben riuscito, tra l'altro sempre all'avanguardia ed al passo con i tempi. Basti pensare alla costruzione dell'auditorium nel 2009, che potrà ospitare eventi anche nella stagione invernale, dal momento che tutte le manifestazioni fino ad oggi sono fatte all'aperto, negli straordinari ambenti esterni delle ville ravellesi e sul famoso palco sospeso nel vuoto.
L'attuale edizione è dedicata al tema della Diversità (ogni anno infatti il festival viene messo in una “cornice” diversa) a cui parteciperanno 850 artisti, in 143 eventi, suddivisi per 127 giorni.
Per l'occasione il Professor Domenico De Masi, Presidente della "Fondazione Ravello", ci ha rilasciato una breve intervista:
La scelta del tema della “Diversità” è legata in qualche modo al periodo storico che stiamo vivendo, in cui la diversità appunto viene intesa soprattutto in un'accezione negativa piuttosto che positiva e rafforzativa della cultura stessa?
Il Consiglio di Indirizzo della Fondazione Ravello sceglie ogni tre anni i temi del triennio successivo. “La diversità” è stato scelto fin dal 2006, quando il tema era già cruciale per l’Italia, ma non ancora scottante come lo è oggi, alla luce delle crescenti reazioni razziste di molti italiani e alla luce delle leggi sempre più severe che il Governo vara contro l’immigrazione degli extra-comunitari.
In che senso il Festival di Ravello, come è stato in più occasioni sottolineato da Lei, è un vero e proprio "prodotto" del made in italy?
Il Made in Italy si connota per la sua raffinatezza, la sua creatività, la sua originalità, la sua varietà. Tutte queste caratteristiche si ritrovano nel Ravello Festival, che si rivolge a un pubblico selezionato di spettatori interessati a gustare il piacere dell’ozio creativo: una vacanza in cui il corpo riposa e la mente crea.
Per quanto riguarda la questione, ormai chiusa, relativa alla costruzione dell'auditorium, in che senso più volte si è parlato di “auditorium della discordia”? E quali sono i benefici che l'auditorium stesso porterà al Festival e soprattutto alla città di Ravello?
A Ravello ci sono 18 alberghi (di cui quattro alberghi a 5 stelle) che chiudono alla fine di ottobre e riaprono alla fine di marzo. Questo patrimonio straordinario è sotto-utilizzato perché, quando finisce l’estate, terminano anche i seminari, i convegni, i concerti e gli spettacoli, a causa del freddo che impedisce eventi all’aperto. Un numero enorme di persone resta disoccupato. Occorre dunque una sala capace di accogliere tutte queste attività culturali anche durante l’inverno. Ecco l’esigenza dell’auditorium.
Ovviamente Ravello non è un luogo qualunque, dove si può costruire disinvoltamente: è un luogo bellissimo, ricco di monumenti e di panorami unici al mondo, che vanno rispettati. Di qui l’idea di affidare il progetto al massimo architetto vivente: Oscar Niemeyer.
I benefici enormi che potranno scaturire da questo capolavoro di Niemeyer, completo nel maggio 2009, dipenderanno soprattutto dalla capacità di sfruttare tutte le potenzialità dell’auditorium attraverso una programmazione perfetta di mostre, convention concerti, ecc. Ma questo dipenderà dalle capacità organizzative e creative del Comune.
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