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La fuga dei "pennelli"

La fuga dei "pennelli"

Donatella Scatamacchia (July 25, 2008)
Nicola Verlato, For a worldwide organization of democracies

E' assolutamente vero che essere un artista significa viaggiare, conoscere, curiosare e sperimentare, ma è anche vero che un artista per poter sopravvivere deve esporre le proprie opere. A quanto pare sembra che in Italia sia diventata un'impresa ardua. Così qualcuno ha scelto la Francia, altri Berlino, New York e persino la Cina.

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Oramai sembra che parlare di “fughe” dal Bel Paese sia diventata la normalità. Quella più clamorosa e devastante per l'economia italiana è stata e continua ad essere di certo la “fuga di cervelli”. A partire dagli anni Sessanta, da quando il “sistema” Italia ha deciso di puntare sull'industria dei prodotti di largo consumo a discapito dell'innovazione, è iniziato l'esodo verso le grandi capitali del mondo industrializzato delle migliori menti italiane. La mancanza di fondi ed investimenti, pubblici e privati, nel campo della ricerca nelle Università e dello sviluppo tecnologico nelle industrie continua inoltre ad essere la causa che alimenta ancora oggi la “fuga”. Le conseguenze tra l'altro sono sotto gli occhi di tutti, tanto che siti web, articoli e libri sono stati scritti sull'argomento: la domanda che emerge ogni volta è che se sia possibile lo sviluppo senza innovazione. La risposta non può che essere negativa ma, nonostante tutto i cervelli continuano ad emigrare là dove la propria innovazione e le proprie capacità trovino un senso concreto.

 

Altre “fughe”, meno conosciute, forse perchè meno incisive sullo stato di salute del Paese, sono in atto. Si è parlato di fuga degli atleti, soprattutto dei più giovani, quelli che, in Italia, per poter dedicare anima e corpo alla propria disciplina sportiva sono costretti o ad abbandonare gli studi oppure ad intraprendere la carriera militare. All'estero invece hanno la possibilità di continuare a studiare ed allenarsi contemporaneamente grazie alle borse di studio e ad edificarsi così, un futuro più stabile anche dopo la fine della carriera sportiva.

 

L'ultima arrivata è la fuga degli artisti. L'occasione per parlarne è la XV Quadriennale di Roma (dal 19 giugno al 14 settembre al Palazzo delle Esposizioni, www.quadriennalediroma.org/) in cui espongono, tra gli altri, sedici artisti italiani che hanno deciso di esprimere e dedicarsi alla propria arte in altri paesi. E' assolutamente vero che essere un artista significa viaggiare, conoscere, curiosare e sperimentare, ma è anche vero che un artista per poter sopravvivere deve esporre le proprie opere. A quanto pare sembra che in Italia sia diventata un'impresa ardua. Così qualcuno ha scelto la Francia, altri Berlino, New York e persino la Cina.

I problema è sempre lo stesso: mancanza di spazio, per artisti come Nicola Verlato (www.nicolaverlato.com/), da cinque anni a New York dove i suoi quadri sono ben valutati, e di innovazione e sperimentazione, come per Deborah Ligorio (www.deborahligorio.com/), trasferitasi a Berlino perchè considerata una città molto più sperimentale di Milano.

 

Un tempo, forse neanche troppo lontano, artisti ed aspiranti tali arrivavano in Italia alla ricerca dell'ispirazione, offerta loro dal piacevole e spensierato way of life tipicamente italiano. Ma non solo, dopo l'ispirazione soprattutto, arrivava anche la gratificazione. Oggi invece tutto sembra decadere, anche l'arte, paradossalmente in uno di paesi più artistici del mondo, dove ogni luogo, anche il più sperduto paesino di epoca medievale, assomiglia ad un museo a cielo aperto.

 

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