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Diario di viaggio: Il triste non-luogo

Diario di viaggio: Il triste non-luogo

Donatella Scatamacchia (July 13, 2008)

L'impersonalità dell'aeroporto è ancora più vera di quella delle stazioni o delle metropolitane dove gli odori ed i sapori sono quelli tipici delle rispettive città. Gli aeroporti invece sono uguali ovunque. Sale d'attesa, negozi di valige, tabacchi, sportelli informativi, check-in, mc-donalds, agenzie turistiche. Quella fotografia mentale da portare sempre con te è assolutamente impossibile scattarla. E' la caratteristica del non-luogo

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Non posso vantare una memoria straordinaria, ma ogni volta che viaggio riesco a fotografare con la mia mente momenti particolari che mi riportano in quello specifico luogo in cui li ho vissuti. E così di Budapest conservo il ricordo di una grandine pazzesca e di me che combatto con l'ombrello che volava ovunque mentre camminavamo in una via sconosciuta della città, di Palermo non potrò mai dimenticare il suq/mercato  vicino l'albergo in cui alloggiavo, starbucks a Vienna, i chioschi dei wurstel ad Amburgo: piccole cose, anche insolite, che non si vedono in cartolina, ma che mi rimandano alle diverse città ed esperienze vissute.

 

La stessa sensazione proprio non riesco ad averla per gli aeroporti. L'impersonalità dell'aeroporto è ancora più vera di quella delle stazioni o delle metropolitane dove gli odori ed i sapori sono quelli tipici delle rispettive città. Gli aeroporti invece sono uguali ovunque. Sale d'attesa, negozi di valige, tabacchi, sportelli informativi, check-in, mc-donalds, agenzie turistiche. Quella fotografia mentale da portare sempre con te è assolutamente impossibile scattarla. E' la caratteristica del non-luogo, ossia quello spazio privo di una personalità propria ed unica tale da renderlo riconoscibile e distinguibile.

 

Impersonale e triste: non è una tristezza dovuta all'impersonalità, ma una sorta di angoscia dovuta alla distanza. Si suppone che le persone che viaggiano e frequentano gli aeroporti debbano affrontare distanze molte lunghe (ovviamente in questa categoria non rientrano gli uomini d'affari che prendono l'aereo soprattutto per velocizzare il viaggio e massimizzare il proprio tempo disponibile). L'aeroporto infatti è lo spazio degli “arrivederci” più lunghi, degli abbracci più forti. Ed è proprio così che si è concluso il mio viaggio nell'affascinante Turchia. Eravamo seduti al bar proprio di fronte alla terrazza da dove si potevano osservare gli aerei in arrivo ed in partenza, ad un certo punto una bambina disperata nel suo pianto, sfugge dalla mani della madre mentre stavano facendo il controllo dei passaporti per correre incontro la nonna che, nel frattempo, aveva preso il suo posto sulla terrazza per poter salutare i propri cari. E' stata una delle scene più tristi che io abbia mai potuto vedere: le tre donne, nonna, madre e figlia, si tenevano strette e piangevano, fino a quando non sono state costrette a staccarsi, perchè l'aereo per la Norvegia era lì pronto a partire.  

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