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Schifani e la querela a scoppio ritardato: "I complici", non se ne parli!

Schifani e la querela a scoppio ritardato: "I complici", non se ne parli!

Stefano Vaccara (May 21, 2008)
La copertina del libro di Lirio Abbate e Peter Gomez "I complici" (Fazi Editore, 2007)

"I complici" non ha venduto un milione di copie e infatti il cittadino comune non sa nulla di questo libro. Visto da New York è tutto così assurdo e infatti ciò può accadere solo in un sistema dei media "a libertà vigilata" come quello italiano.

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Continuano a chiamarlo "Caso Travaglio" invece di "Caso Schifani". Visto da New York è così assurdo e infatti crediamo che nelle democrazie occidentali tutto ciò possa accadere solo in un sistema dei media "a libertà vigilata" come quello italiano.

È considerato "caso" l'intervento del giornalista Marco Travaglio durante la trasmissione televisiva della Rai condotta da Fabio Fazio, quando semmai lo scandalo di cui ci si dovrebbe occupare è quello di come mai la notizia, ben dettagliata in un libro, non fosse stata ripresa prima, una storia in cui chi è stato appena eletto presidente del Senato veniva indicato come ex "socio in affari" di Nino Mandalà, un notabile di Villabate poi condannato per mafia e padre di Nicola, il giovane mafioso che durante la latitanza scarrozzava, persino in Francia, il boss dei boss Provenzano. Dunque la vicenda è ben descritta in un libro, che in Italia è uscito da oltre un anno, intitolato "I complici: tutti gli uomini di Bernardo Provenzano da Corleone al Parlamento" (Fazi editore, 2007). Le pagine di cronache dei giornali italiani se ne sono per lo più occupate per via delle gravi minacce (e pure un attentato) subite dal suo principale autore, il giornalista dell'Ansa di Palermo Lirio Abbate (il libro ha come coautore Peter Gomez).
Seppur uscito quasi in contemporanea, il libro non ha avuto neanche un decimo del successo dell'ormai celebre e super tradotto "Gomorra" di Roberto Saviano. Tanto Saviano si addentra nella Camorra, quanto Abbate fa nomi e cognomi negli affari di mafia, e soprattutto li fa di notabili politici che durante la lunga latitanza del boss Provenzano hanno avuto "relazioni pericolose" con vari personaggi molto vicini al boss di Cosa Nostra, personaggi indagati e poi condannati per mafia, come appunto Nino Mandalà.
Ora, invece di parlare di "caso Travaglio", perché i giornali italiani non chiedono piuttosto perché il senatore Schifani, da solo due settimane presidente del Senato, esploda indignato adesso, querelando Travaglio, e non prima, all'uscita di quel libro? A noi non risulta che Abbate sia stato querelato. Forse Schifani lo ha fatto e non si è saputo? E perché non si è saputo?
Il libro "I complici", subito dopo la notizia dei tentativi di attentare alla vita dell'autore giornalista - che infatti ha dovuto lasciare Palermo - era stato celebrato come un esempio di coraggioso giornalismo d'inchiesta, mentre Travaglio, per dire sul senatore Schifani molto meno di quello che c'é scritto nel libro, diventa ora "un caso" da querelare? Perché la Rai entra in milioni di case mentre i libri non li legge nessuno, a meno che non siano fortunati come "Gomorra".
"I complici" non ha venduto un milione di copie e infatti il cittadino comune non sa nulla di questo libro. Pensate, era sconosciuto persino ad Umberto Eco, incontrato pochi giorni fa qui a New York mentre partecipava al Pen Festival della letturatura mondiale, proprio insieme all'autore di "Gomorra". Ecco quando abbiamo chiesto ad Eco come si spiega lo straordinario successo di un libro come quello di Saviano sulla camorra che fa tanto scalpore, mentre un libro come quello di Abbate, che affronta la mafia facendo nomi molto più "importanti", non se ne parla? Eco, dopo essersi fatto ripetere il titolo del libro, ha onestamente risposto che non lo conosceva, non aveva letto nulla!
Il libro di Lirio Abbate non afferma o prova che Renato Schifani sia mafioso o complice della mafia. Quello che sostiene, fin dall'introduzione, però è chiaro, e non si tratta di un'accusa diretta solo all'attuale presidente del Senato ma a molti personaggi politici in vista. Attenzione però, pezzi grossi del centro destra così come del centro sinistra, tutti dal libro ne escono malissimo per aver avuto rapporti disinvolti con gli ambienti di Cosa Nostra. Scrive Abbate nell'introduzione:
"Il principio di elementare prudenza che porta, nelle democrazie mature, a escludere ed emarginare chi ha amicizie discutibili, chi tiene comportamenti non trasparenti, in Italia non scatta mai... Il garantismo deve valere nelle aule di tribunale, dove l'imputato va condannato solo se è colpevole al di là di ogni ragionevole dubbio. In politica invece deve prevalere il buon senso. Tra chi è specchiato e chi ha addosso una macchia, candido solo il primo, non il secondo".
Quindi se Schifani in passato si è "macchiato", non solo oggi non dovrebbe essere il presidente del Senato, ma non avrebbe dovuto nemmeno essere candidato. Certo, se invece le vicende descritte nel libro risultassero essere frutto di fantasia o del "pettegolezzo", senza alcun riscontro, allora il suo autore, secondo la legge italiana, meriterebbe di essere querelato. Ma che logica c'è nel portare in tribunale Travaglio perché certe cose le dice oggi in tv, e non Abbate che le ha scritte e pubblicate oltre un anno fa?
Un ultima osservazione sul cosidetto ruolo dell'opposizione. Tranne Di Pietro e qualche esponente isolato del PD, tutti scatenati contro Travaglio. Ma sul merito di certe accuse al presidente Schifani, cosa ne pensa il partito di Veltroni di quanto riferito nel libro di Abbate? Non hanno detto una parola. Forse perché il libro è ricco di informazioni altrettanto dettagliate su politici candidati dai Ds prima, e poi confermati nel Pd e che hanno, secondo Abbate, le stesse "macchie" di Schifani? Addirittura, in un parte del libro Abbate riprende certe "convergenze" tra la mafia e gli interessi di certe cooperative del Pci, arrivando a scenari terrificanti sulla morte del leader comunista siciliano Pio La Torre... Ecco, forse la risposta alla domanda che avevo posto ad Umberto Eco, che poverino il libro non lo aveva ancora sentito nominare, l'abbiamo trovata: del libro di Liro Abbate meno se ne fosse parlato e meglio sarebbe stato per tutti. Altro che "Gomorra", per carità, un eventuale successo de "I complici", dentro al Palazzo, non conveniva proprio a nessuno.

Published in America Oggi, May 13, 2008

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