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Il voto dei quaquaraquà

Il voto dei quaquaraquà

Stefano L. Vaccara (April 7, 2008)

Noi italiani all'estero eleggeremo, rinchiusi e divisi nelle gabbiette dei partiti, 12 deputati e 6 senatori imbalsamati. Spero che abbiate trovato anche voi qualcuno/a da votare senza turarvi il naso. Ma non fatevi troppe illusioni su questo voto ghettizzato.

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Cari lettori, quando dal consolato è arrivata la busta per votare, il primo impulso è stato di stracciarla.

Non perché c'è Beppe Grillo che dal web ci urla di farlo (anche se viene sempre più difficile non condividere la protesta del magnifico saltimbanco), ma perché resto convinto che noi cittadini italiani residenti all'estero siamo stati presi in giro. Il nostro diritto di poter esercitare e far pesare il nostro voto, presentato nel 2001 come fatto acquisito con la "legge Tremaglia", in realtà rimane mortificato. Siamo stati raggirati e magari l'On. Mirko Tremaglia non l'ha fatto apposta, ci sarà cascato pure lui. Forse anche il deputato di Bergamo è stato una vittima predestinata di una manovra di un Parlamento italiano, guidato da menti finissime, che avrebbe approvato solo una legge "ghettizzante" del voto all'estero. Per renderlo innocuo, anestetizzarlo come si fa con le bestie feroci prima di chiuderle in gabbia. Per far diventare il voto dei cittadini all'estero, avrebbe detto Leonardo Sciascia, quello dei quaquaraquà.

La creazione della circoscrizione estero porta a Roma, rinchiusi e divisi nelle gabbiette dei partiti, 12 deputati e 6 senatori imbalsamati. Lo aveva fatto già capire, durante le interviste e gli incontri con la comunità qui a New York, oltre dieci anni fa, l'allora sottosegretario agli Esteri Piero Fassino. La cosidetta legge "Tremaglia", sarebbe frutto di un patto, quello che Fassino, in nome del più grande partito della sinistra italiana, propose a quell'isolato deputato di Bergamo che testardemente sbatteva sul muro di gomma che da cinquant'anni impediva ai cittadini italiani emigrati di partecipare al processo elettorale italiano. Semplificando, Fassino fece intendere che o Tremaglia si mangiava quella minestra o si buttava definitivamente il voto all'estero dalla finestra. E così fu. La zuppa avvelenata della circoscrizione estero fu servita a milioni di cittadini italiani sparsi nel mondo. Il povero Tremaglia pensò che fosse stata comunque una vittoria. Quello strano gladiatore politico era sì vecchio e ferito da un gravissimo lutto, ma affatto rimbambito. Infatti, quando venne a trovarci da ministro qui ad America Oggi, durante un'intervista mi afferrò il braccio, mi fissò negli occhi e, cito a memoria, urlò: "Ovvio che se i partiti divideranno gli italiani all'estero, se alla fine questi 18 parlamentari andranno a Roma divisi, non conteranno nulla e tutto questo non sarà servito a niente".

Ora Tremaglia si è ridotto a lanciare appelli per far votare la lista Berlusconi, e scrive di rammaricarsi per quelli che sono stati esclusi: "Io sono come Voi e con Voi. Questa è la voce ufficiale del Comitato Tricolore per gli Italiani nel Mondo, non dimentichiamolo. Vi ringrazio dal profondo del cuore e Vi chiedo scusa". Anche Tremaglia si è arreso. Peccato, i politici italiani non hanno intuito per capire quando è il momento per uscire di scena, così il ricordo dei momenti di gloria si trasforma in pena.

Questa legge va cambiata, come ha ribadito con lucidità il ministro Emma Bonino. Va cambiata per far pesare il nostro voto con i candidati in Italia, come avviene con i cittadini residenti all'estero delle altre grandi democrazie. Alla fine però il plico elettorale non l'ho stracciato, ho votato. Non guardando ai simboli dei partiti, ma ai nomi dei candidati. Almeno all'estero possiamo scegliere chi conosciamo, chi si stima, chi almeno ha espresso delle idee che condividiamo. Scorrendo le risposte alle 19 interviste con i candidati pubblicate la scorsa domenica su Oggi7, qualcuno da votare c'era. Spero che abbiate trovato anche voi qualcuno/a da votare senza turarvi il naso. Ma non fatevi troppe illusioni su questo voto ghettizzato. Chi andrà a Roma, nonostante la buona volontà, resterà prigioniero dietro le sbarre in cui è stato rinchiuso dalla partitocrazia italiana.


 


(Pubblished in America Oggi/Oggi7, April 6, 2008)

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