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Elezioni col popolo soprano

Elezioni col popolo soprano

Stefano L. Vaccara (March 2, 2008)

I leader dei partiti italiani sono ormai dei Don che indicando con un gesto un numero, scelgono i propri capibastone per il Palazzo. Alla faccia della Repubblica e del “popolo sovrano”.

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Le elezioni con “porcata di legge” che in aprile si svolgeranno in Italia, assomigliano più a quelle che si tengono oggi nella Russia di Pu

tin che a quelle di un qualsiasi altro paese democratico occidentale. Pensateci, tutto viene già deciso dall’alto delle segreterie dei partiti, non solo i nomi di chi potrà essere candidato ma persino di chi sarà eletto: basta conoscere il numero occupato dal candidato nella lista bloccata. Con un margine minimo di errore, si potranno dalla settimana prossima sapere i nomi di almeno il 90% dei parlamentari italiani che saranno eletti in aprile. Una porcata magnifica, da stupire e far morire d’invidia persino Vladimir il terribile.

E’ vero, la legge la fece il centrodestra, ma non è che il centrosinistra al governo per due anni si sia stracciato le vesti per cancellare questa maialata di legge elettorale che ingrassa di strapotere i capi partito. Questi sono ormai dei Don che indicando con un gesto un numero, scelgono i propri capibastone per il Palazzo. Alla faccia della Repubblica e del  “popolo sovrano”. Sto popolo italiano al massimo è soprano, canta canta che ti passa! Così nella Commissione che rinforza la casta-cupola ci stanno Don Silvio, Don Walter, Don Fausto, Don Umberto, ma sì anche Don Gianfranco il quaquaraquà e Don Pier Fredo.

Noi cittadini italiani residenti all’estero, grazie alla legge della ghettizzazione elettorale, abbiamo  almeno un sistema dove  un nome da votare lo possiamo scegliere e se il nostro candidato prende un voto in più degli altri, passa. Un po’ di soddisfazione per i 4 milioni di cittadini sparsi per il mondo? Non esageriamo. Infatti, i nomi che troveremo nelle nostre liste chi li ha scelti? Noi da qui, con delle primarie o dei “caucus”? Non ci allarghiamo troppo. Certo, magari senza bisogno di scomodare i boss della Commissione, a decidere sarà qualche capobastone che da Roma comunicherà quei nomi che, bontà loro, potremo votare.

A pagina 5 di Oggi7 trovate un’intervista ripresa dalla newsitaliapress con Stefano Albertini, il brillante professore e direttore della Casa Italiana della New York University che ha accettato la sfida provocazione lanciata da altri valorosi suoi colleghi italiani che lavorano nelle università in America, per far capire a Roma, in questo caso ai vertici del PD, come dovrebbero essere scelti i candidati. Solo una provocazione? I Don non ascolteranno, ma così almeno si ridicolizza il regime partitocratico italiano.

Si sa già che i nomi, per quanto riguarda la lista del Pd, sono quelli dei parlamentari uscenti (nessun bocciato?) con in più i nomi pescati tra gli eletti/e come delegati/e alla convention che qualche mese fa nominò Veltroni segretario. Infatti le chiamavano primarie.... La formula ci potrebbe anche stare, ma non si sarebbe dovuta annunciare prima e non dopo quel voto? Attenzione, votando per la convention del Pd, scegliete anche per la lista alle prossime politiche.... Macché, sarebbe stato troppo cristallino e poi, figuriamoci, basta guardare a come avviene la scelta nelle liste della destra. Già, il Pdl come li trova i suoi candidati? Mistero della fede nella libertà, il popolo “soprano” all’estero pensi a votare e poi cantare, anche questa passerà.

Ma ecco che gli strateghi di questo voto all’estero così stravagante, hanno sbagliato i conti con il Canada. Nell’accordo firmato all’ultimo momento col governo di Ottawa per permettere le prossime elezioni, ci sarebbe una clausola che non permette di far propaganda politica nel territorio canadese a residenti candidati per elezioni in altri paesi. Niente giornali, niente tv. Cosa potrebbe succedere se qualcuno sgarrasse? Il governo canadese potrebbe annullare tutto. Capito? In teoria, nel caso di un’altra elezione al fotofinish, ad Ottawa potrebbero decidere le sorti della tenuta del governo a Roma... Ma si rendono conto in che pasticcio si sono ficcati con l’assurda formula di circoscrizione estera inventata a suo tempo dalla coppia Tremaglia-Fassino per non “sconvolgere” i cari equilibri delle circoscrizioni di certe province in Italia? Non solo gli italiani all’estero votano con un sistema diverso da chi vota in patria, ma ora i candidati di una stessa circoscrizione si ritrovano a non poter fare nel Canada quello che potranno negli Usa e in Messico! Altro che brogli, per annullare il voto potrebbe bastare che un candidato si faccia intervistare dal Corriere Canadese...

 

(Published in America Oggi/Oggi7, 3-2-2008)

 

 

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