Il petrolio in Abruzzo
Il petrolio in Abruzzo
Le controversie in Abruzzo sbarcano a New York
di Dom Serafini. Oggi 7, l’inserto domenicale di AmericaOggi, il quotidiano italiano della costa est degli Usa, ha dedicato una copertina alla questione dei pozzi petroliferi in Abruzzo. America Oggi é il piú grande quotidiano italiano fuori dell’Italia.
In copertina é finito un personaggio che ha fatto della controversia abruzzese un caso internazionale: Maria Rita D’Orsogna, professore di matematica applicata alla California State University di Northridge, un paese a nord di Los Angeles. Nata nel Bronx, N.Y., da genitori abruzzesi, D’Orsogna si é trasferita a Lanciano all’etá di sette anni. Laureata in Fisica all’Universitá di Padova, nel 2007 si é trasferita a Los Angeles.
Al corrispondente dalla West Coast di AmericaOggi, Marcello Cristo, la prof. D’Orsogna ha spiegato come modesti giacimenti di petrolio siano stati trovati ad Ortona, Vasto, Pineto, San Vito Chietino, Silvi ed Alba. Permessi di estrazione coinvolgeranno metá del territorio abruzzese, incluso il Parco Nazionale. I giacimenti sono di scarsa qualitá e carichi di impuritá, come lo zolfo, il che sta a significare tonnellate di sostanze tossiche emesse nell’aria.
Secondo D’Orsogna si sta chiedendo agli abruzzesi di sacrificare l’industria del turismo, della viticultura e della pesca, a vantaggio delle multinazionali (solamente l’1,05% delle royalty alla fine andrá alla Regione). Si metteranno a repentaglio buona parte delle entrate annue di 2,5 miliardi di euro dall’agricoltura e dalla pesca (esclusi i loro derivati), 4,5 miliardi del turismo e 500 milioni del settore vinicolo, per ottenere con il petrolio ai prezzi attuali, entrate annue alla Regione stimate a 10 milioni. “Le piattaforme petrolifere con fiammella desolforizzante visibile dalla costa non piacciono a nessuno”, puntualizza D’Orsogna.
La professoressa abruzzo-americana inoltre afferma che, oltre a generare poca occupazione, molti dei proventi che verranno dal petrolio dovranno essere spesi per la salute e la pulizia ambientale, nonostante il fatto che le leggi ambientali italiane siano molto tolleranti in materia di emissioni di sostanze tossiche, in confronto a quelle americane (per l’idrogeno solforato i limiti italiani sono oltre 10.000 volte piu’ alti di quelli del Massachusetts). Questo senza contare l’elemento corruzione e criminalitá organizzata tipici di questi casi, che dovrebbero allarmare anche i ben intenzionati.
D’Orsogna lancia infine un’accusa a Nicola Fratino, sindaco di Ortona che, favorevole all’estrazione: “é in conflitto d’interessi perché gestisce in esclusiva le attivitá portuali della cittá e fa parte di un consorzio di aziende locali sorto appositamente per fornire servizi petroliferi all’Eni [la multinazionale interessata allo sfruttamento del petrolio]”.
Da tener presente, comunque, che, interpellata direttamente, la professoressa non é stata in grado di quantificare il volume di affari stimati sopra in quanto non ha competenza da economista. Non ha nemmeno risposto quando queste stime le sono state sottoposte per una verifica.