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“Ti abbraccio teneramente,” Christmas from Prison

“Ti abbraccio teneramente,” Christmas from Prison

Laura E. Ruberto (December 24, 2008)
Antonio Gramsci

A selection of Antonio Gramsci’s Christmas letters from prison.

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Earlier today, through the International Gramsci Society’s listserv, I received a note from Piero Zucaro with best wishes for the season to those on the listserv. Zucaro had compiled a series of excerpts of Gramsci’s letters regarding Christmas. I post here the three excerpts he compiled (in their original Italian) and two other excerpts translated into English. The letters were written to his sister-in-law Tatiana “Tania” Schuct, his mother, Peppina Marcias, and his older son, Delio.
 
Peace to all.
 
 
(I)
 
19 dicembre 1927        
 
Carissima Tania,
 
…come trascorrerai le feste natalizie? Sono contento perché sarai in compagnia e potrai avere una qualche distrazione. Farete l'albero di natale? Io ho fatto l'ultimo albero di Natale nel 22, per far divertire Genia che non poteva ancora levarsi dal letto o per lo meno non poteva ancora camminare senza appoggiarsi alle pareti e ai mobili. Non ricordo bene se era levata; ricordo che l'alberetto era collocato sul tavolino accanto al letto ed era zeppo di cerini che furono accesi tutti simultaneamente appena Giulia, che aveva tenuto un concerto per gli ammalati, rientrò nella camera, dove anch'io ero rimasto a far compagnia a Genia.
 
Cara Tania, vorrei consolarti, perché mi rimane l'impressione di un tuo stato d'animo addolorato e sconfortato.
 
Ti abbraccio teneramente
Antonio
 
 
 
(II)

26 dicembre 1927
 
Carissima Tania,
 
e cosí è passato anche il santo natale, che immagino quanto sia stato laborioso per te. In verità, io ho pensato alla sua straordinarietà solo da questo punto di vista, l'unico che mi interessasse. Di notevole non c'è stato che il fatto di una generale tensione degli spiriti vitali in tutto l'ambiente carcerario; il fenomeno poteva essere rilevato già in isvolgimento da tutta una settimana. Ognuno aspettava qualcosa di eccezionale e l'attesa determinava tutta una serie di piccole manifestazioni tipiche, che nell'insieme davano questa impressione di uno slancio di vitalità. Per molti l'eccezione era una porzione di pasta asciutta e un quarto di vino che l'amministrazione passa tre volte all'anno invece della solita minestra: ma che avvenimento importante è questo, tuttavia. Non credere che io me ne diverta o ne rida. L'avrei fatto, forse, prima di aver fatto l'esperienza del carcere. Ma ho visto troppe scene commoventi di detenuti che si mangiavano la loro scodella di minestra con religiosa compunzione, raccogliendo con la mollica di pane anche l'ultima traccia di unto che poteva rimanere attaccata alla terraglia! Un detenuto ha pianto perché in una caserma dei carabinieri, dove eravamo di transito, invece della minestra regolamentare fu distribuita solo una doppia razione di pane; era da due anni in carcere e la minestra calda era per lui il suo sangue, la sua vita. Si capisce perché nel Pater Noster è stato messo l'accenno al pane quotidiano…
 
…Ti voglio raccontare un episodio quasi natalizio della mia fanciullezza, che ti divertirà e ti darà un tratto caratteristico della vita dalle mie parti. Avevo quattordici anni e facevo la 3a ginnasiale a Santu Lussurgiu, un paese distante dal mio circa 18 chilometri e dove credo esista ancora un ginnasio comunale in verità molto scalcinato. Con un altro ragazzo, per guadagnare 24 ore in famiglia, ci mettemmo in istrada a piedi il dopopranzo del 23 dicembre invece di aspettare la diligenza del mattino seguente. Cammina, cammina, eravamo circa a metà viaggio, in un posto completamente deserto e solitario; a sinistra, un centinaio di metri dalla strada, si allungava una fila di pioppi con delle boscaglie di lentischi. Ci spararono un primo colpo di fucile in alto sulla testa; la pallottola fischiò a una decina di metri in alto. Credemmo a un colpo casuale e continuammo tranquilli. Un secondo e un terzo colpo piú bassi ci avvertirono subito che eravamo proprio presi di mira e allora ci buttammo nella cunetta, rimanendo appiattati un pezzo. Quando provammo a sollevarci, altro colpo e cosí per circa due ore con una dozzina di colpi che ci inseguivano, mentre ci allontanavamo strisciando, ogni volta che tentavamo di ritornare sulla strada. Certamente era una comitiva di buontemponi che voleva divertirsi a spaventarci, ma che bello scherzo, eh? Arrivammo a casa a notte buia, discretamente stanchi e infangati e non raccontammo la storia a nessuno, per non spaventare in famiglia, ma non ci spaventammo gran che, perché alle prossime vacanze di carnevale il viaggio a piedi fu ripetuto senza incidenti di sorta. Ed ecco che ti ho riempito quasi interamente le quattro paginette!
 
Ti abbraccio teneramente.
Antonio
Ma la storia è proprio vera; non è affatto una storia di briganti!
 
 
 
(III)
 
15 dicembre 1930
 
…Carissima mamma,
 
ecco il quinto natale che passo in privazione di libertà e il quarto che passo in carcere. Veramente la condizione di coatto in cui passai il natale del 26 ad Ustica era ancora una specie di paradiso della libertà personale in confronto alla condizione di carcerato. Ma non credere che la mia serenità sia venuta meno. Sono invecchiato di quattro anni, ho molti capelli bianchi, ho perduto i denti, non rido più di gusto come una volta, ma credo di essere diventato più saggio e di avere arricchito la mia esperienza degli uomini e delle cose. Del resto non ho perduto il gusto della vita; tutto mi interessa ancora e sono sicuro che se anche non posso piú «zaccurrare sa fae arrostia», tuttavia non proverei dispiacere a vedere e sentire gli altri a zaccurrare. Dunque non sono diventato vecchio, ti pare? Si diventa vecchi quando si incomincia a temere la morte e quando si prova dispiacere a vedere gli altri fare ciò che noi non possiamo piú fare. In questo senso sono sicuro che neanche tu sei diventata vecchia nonostante la tua età. Sono sicuro che sei decisa a vivere a lungo, per poterci rivedere tutti insieme e per poter conoscere tutti i tuoi nipotini: finché si vuol vivere, finché si sente il gusto della vita e si vuole raggiungere ancora qualche scopo, si resiste a tutti gli acciacchi e a tutte le malattie. Devi persuaderti però che occorre anche risparmiare un po' le proprie forze e non intestarsi a fare dei grandi sforzi come quando si era di primo pelo. Ora mi pare appunto che Teresina, nella sua lettera, mi abbia accennato, con un po' di malizia, che tu pretendi di fare troppo e che non vuoi rinunziare alla tua supremazia nei lavori di casa. Devi invece rinunziare e riposarti. Carissima mamma, ti auguro tante cose per le feste, di essere allegra e tranquilla. Tanti auguri e saluti a tutti di casa.
 
Ti abbraccio teneramente.
Antonio
 
 
 
(IV)
 
Turi Prison, December 12, 1932
 
Dearest Tania,
 
…It has been announced that we are entitled to receive ‘one’ Christmas parcel from home. I imagine you’ll already have thought of sending me something. But honestly, I think you’d be far better to hand on to the money for other purposes. If you really are dead set on giving me something for Christmas, seeing that the possibility exists, please don’t make it anything lavish. If you really want to, send me something—but just a very little, something quite simple. If you’d like to know the things that would give me pleasure, here they are: a little panettone and, if possible, a few pots of that concentrated vegetable extract you once sent me. Please believe that I’m not just being polite, I can hardly digest anything, and I’m incapable of chewing. Maybe you could add a small bottle of bitters. I honestly don’t know what brand to recommend: Ferro-china or something of that sort. However, let me assure you again that even if you send me nothing but your own greetings I’ll be quite content—maybe even more. …
 
I embrace you fondly.
Antonio
 
 
 
(V)
 
December 1936
 
Dear Delio,
 
I’m looking forward to your reply on the question of Pushkin—but take your time. Get organized and do your best. How are you and Julik doing in school? Now you have markes given you every month, it’ll be easier to see how you’re getting on in general. Thank you for giving mamma a tight, tight hug from me: I think you ought to give her one every day, every morning in my name. I am always thinking of you, so every morning I’ll imagine you doing it and say: my sons and Giulia are thinking of me at this very moment. You’re the elder brother, and you should tell Julik about the idea too: every day you could have ‘Daddy’s five minutes’. What do you think of the idea?
 
Kisses.
Papa
 
(English translations by Hamish Henderson, pages 246 and 237, Pluto Press, 1988)
 
 
Gramsci died in prison on April 27, 1937.

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