Sogno di Natale è un viaggio, intenso e fantasioso, in un tempo sospeso. Il giornalista Marco Perillo, realizza in un poche pagine, edite da Alessandro Polidoro, con raffinata semplicità, il sogno di ognuno di noi, passeggiare tra le polverose stanze del passato e rievocare gli affetti perduti. È l’aspetto esoterico del Natale ad essere rievocato nel racconto del giornalista, non solo il sentimento religioso, non solo la magia della festa, ma è quello spirito natalizio tanto caro a Dickens a fare da protagonista a questa storia che si svolge a metà tra il sogno e la veglia. In un non- luogo incantato dove l’incoscienza si abbandona alla nostalgia del tempo perduto e alla gioia di rivivere i ricordi preziosi dell’infanzia.
Le vie del sogno riportano, così, Perillo a raccontare il bambino che era e il passato che lo reso l’uomo che è oggi. Ricorda il nonno adorato e la sofferenza per la sua dolorosa morte, le poesie del padre, un amore non colto e la casa di famiglia nel centro storico di Napoli.
È la città di Partenope a fare da palcoscenico al racconto. Le sue tradizioni, i vicoletti intrecciati l’uno con l’altro in un dedalo fitto, le botteghe, gli artigiani gelosi dei loro antichi mestieri a San Gregorio Armeno. Tutto quello che fa di Napoli la città-presepe dell’autore. Un presepe vivente che pullula di personaggi tipici come il sapunaro e il venditore di giornali porta a porta. Un presepe che profuma di caldarroste ma che è anche la terra sfregiata dall’illegalità e dal terremoto. Uno scenario suggestivo che Perillo recupera in nome di tre valori: fede, famiglia e tradizioni.
E se è vero che il «Natale è una confluenza di fantasmi, punto di stallo della vita in cui non sei in grado né di avanzare né di retrocedere», sarà proprio un fantasma del Natale, il fantasma del nonno a prendere per mano il nipote a sbloccare lo stallo conducendolo dove «la fine è soltanto il preludio dell’inizio».
Ed è così che nella penna di Perillo il Natale è la perfetta metafora narrativa della rinascita e riporta il lettore a fare i conti col passato, a guardarsi indietro e a ricominciare forte dell’idea che tutto può essere riprovato, rigenerato, rinnovato.