Greetings from Parco Saraceno
Greetings from Parco Saraceno
Tanto per rimanere in tema vacanze...
Ci sono luoghi dei quali non si smetterebbe mai di parlare. Per bellezza, per la gente, per tradizioni, per il cibo.
Sono luoghi unici, di quelli in cui sogni di mettere piede almeno una volta nella vita. Mandare una cartolina agli amici, così, tanto per farli crepare d’invidia.
La mia cartolina la mando da Castel Volturno, “la Portofino del Sud”. O meglio, quella che sarebbe potuta essere tale.
Soggiorno in un “resort” partorito come idea avveniristica, utile per rilanciare l’immagine del territorio, il turismo, l’economia. Intere famiglie intente a passare le vacanze immerse nell’inebriante profumo della pineta qui vicino, strade costeggiate da macchia mediterranea e tranquille abitazioni dove trascorrere estati indimenticabili. Il paradiso, a pochi passi da Napoli.
Posso sentire Bassolino discutere della distanza tra il litorale e l’isola di Ischia, ad un tiro di schioppo dalla mia finestra.
Posso ancora vedere i loro completi scuri squarciare il grigiore del paesaggio.
Sono a Parco Saraceno. Una palazzina fatiscente è il mio resort, un mare avvelenato il mio panorama. I miei vicini sono in vacanza qui da molto più tempo di me. Da una vita, si potrebbe dire. Sono in vacanza dalla società, dal mondo civilizzato così come lo conosciamo.
I ragazzini giocano tra le macerie di un progetto abbandonato, le donne accudiscono i figli di altre donne: un miscuglio di etnie così lontano dalla diffidenza cui siamo abituati che arrivo a credere che la disperazione possa curare certe ostilità. Uomini che si arrangiano, che inventano lavori, che inventano salari per mantenere famiglie che, invece, sono reali.
Ragazzi con sogni seppelliti sotto il peso delle mancanze. Ragazzi interrotti dalla malavita organizzata, unica speranza agli occhi di chi non conosce alternative.
Parco Saraceno è l’oro della camorra. La disperazione, la privazione, l’essere rinnegati dalle istituzioni, dalla società. Essere dimenticati, abbandonati, proprio come quelle palazzine. Si finisce per diventarlo, dei ruderi.
È di questo che si nutre la camorra. È questo ciò che fa sì che certe pance in completo elegante si sentano sempre più costrette nei pantaloni.
È sempre difficile rapportarsi con realtà così lontane dalla nostra. C’è sempre quell’alone di diffidenza, di reticenza nel credere nelle buone intenzioni delle persone. C’è sempre il dubbio che, in fondo in fondo, ci si marci su questa storia della mancanza di diritti.
È che siamo così abituati allo squallore che abbiamo smesso di credere nell’onestà delle persone. Nel loro essere semplicemente umani, con tutti i pro e i contro della specie.
Questo è Parco Saraceno, silenzioso e dimenticato sul litorale domitio. Il punto di scontro tra l’intento di riqualificare una terra degradata e la totale incapacità nel farlo.
Le mie vacanze le passo qui, tra macerie e persone dimenticate.
I miei occhi camminano su questa scacchiera di ruderi fino a fermarsi sul mare. Ischia mi guarda, lontana, al sicuro, indifferente. Pensa a Bassolino e a quelle barche che ancora non arrivano da Castel Volturno.
Sento le voci dei miei compagni di villeggiatura. In vacanza dalla normalità, dal futuro.
In vacanza dalla felicità.