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Leader del passato. Ricordi su Michele Guido Franci: Il saluto romano

Leader del passato. Ricordi su Michele Guido Franci: Il saluto romano

Dom Serafini (August 1, 2008)
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Michele G. Franci fra il regista Franco Zeffirelli ed il presidente Rai, Paolo Grassi

Concludiamo la serie di tre articoli per onorare la memoria di un grande italiano dimenticato in Patria.

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Poco dopo essere diventato presidente della Fiera di Milano (nel 1978), Michele Guido Franci cominció a rilassarsi trascorrendo le serate in compagnia del suo entourage: lo chef, il suo medico, il suo autista e vari assistenti tutti rigorosamente nobili: un conte, un marchese ed un barone.


Ma, era mia impressione, che Franci si rilassasse veramente solamente durante il Mifed, la fiera dell’audiovisivo che aveva personalmente ideato e realizzato nel 1960, il suo fiore all’occhiello. Credo che il Mifed, almeno a partire dalla fine degli anni 70, rappresentasse un’enorme perdita finanziaria per la Fiera, ma essendo stato il primo evento del genere al mondo e l’unico in Italia, i costi e le perdite venivano giustificati dall’alto prestigio che apportava al Paese.
Infatti il Mifed attirava tutti i principali rappresentanti del settore cinematografico e televisivo del mondo, anche durante la sua fase di declino.
Mentre Franci cominciava a sorridere dopo le 19:00, quando i lunghi corridoi del Mifed si svuotavano degli espositori, le persone al suo seguito rimanevano tese, seppur con una specie di sorriso dipinto in faccia, presumibilmente perché, se avessero azzardato qualche commento fuori luogo, sarebbero stati aspramente rimproverati il giorno dopo.
Una sera, quando tutti sembravano rilassati, azzardai una domanda ad uno dei nobili presenti, mentre Franci non prestava attenzione: “Come si puó sapere se si ha una discendenza nobile? Anche Serafini ha uno stemma di famiglia”. “Se lo fossi lo sapresti” fu la secca, seppur logica, risposta e senza il rituale sorriso.
Franci non solo aveva realizzato la fiera dell’audiovisivo, ma aveva introdotto anche il concetto degli uffici, piuttosto che padiglioni. Concetto poi ripreso da altre grandi fiere per i programmi Tv come il NATPE negli Usa ed oggi tornato di nuovo in voga sotto forma di suites d’albergo.
Spesso Franci mi invitava a rimanere al palazzo del Mifed per cena e, qualche volta, per pranzo.
Di solito era qualcuno del suo entourage a distribuire inviti per cena verso il tardo pomeriggio. Oltre alle persone del suo seguito, vi erano alcuni ospiti, per un totale di 10 persone comodamente sedute ad un grande tavolo rotondo. Per l’occasione si faceva aprire una sala privata, non collegata con il ristorante principale del Mifed, e gli ospiti venivano serviti da camerieri in livrea e guanti bianchi.
A prendere le ordinazioni era lo stesso chef della fiera assistito dal maitre d’ (che per le occasioni doveva lasciare il ristorante principale nelle mani del suo assistente). 
Dal 1962 al 1983 Franci era stato anche presidente Dell’Accademia Italiana della Cucina, pertanto per lui il cibo era qualcosa di divino. Per questo motivo mi affidavo alle sue scelte, anche perché sarebbe stato futile discuterci. Franci faceva finto di chiedere consigli allo chef, ma alla fine era lui che diceva cosa e come cucinare per i suoi ospiti, stessa cosa per la scelta dei vini.
Finita la cena, piuttosto tardi, ci incamminavano come una colonna di soldati verso l’uscita attraversando corridoi vuoti piantonati da guardie giurate della Fiera (negli uffici degli espositori vi erano molte apparecchiature elettroniche di valore, oltre alle cassette dei programmi da vendere). Franci era, naturalmente, a capo della colonna e, tutto sorridente, si divertiva a parlare delle personalitá famose che avevano visitato Mifed.
Ogni guardia, in uniforme grigio-verde, lo salutava con una specie di saluto militare che, a volte, sembrava il saluto romano. Franci ricambiava il saluto con un inchino e poi, rivolgendosi a me, “vede, Serafini, io mica lo chiedo questo. Lo fanno volontariamente!”
Era durante queste “passeggiate” che Franci si lasciva andare a confessioni. Ad esempio, seppur apprezzasse la presenza della Rai e sue consociate al Mifed, gli mancava l’attenzione di Silvio Berlusconi, che vedeva come un pioniere e spesso mi chiedeva di lui, specialmente se ero andato di recente a fargli visita nella vicina Via Rovani (all’epoca sede della Fininvest).
Nel 1984, prima di diventare “presidente onorario” (all’etá di 80 anni), mi fece inviare a New York una medaglia commemorativa dello scultore Tommaso Gismondi, realizzata in occasione della  Milan Fair Energy Saving Plan del 1979. Per l’energia rinnovabile Franci aveva anticipato l’ex vice presidente Usa, Al Gore, di circa 25 anni.
Franci rimase segretario generale del Mifed fino al ’86. L’anno seguente, a prendere le redini del Mifed fu chiamato il produttore Alfredo Bini, e da subito il nuovo staff non seppe dell’esistenza dell’ideatore della prima fiera dell’audiovisivo nel mondo.
Franci era severo, ma molto modesto, e ci teneva a farlo notare. Oltre ad un debole per la buona cucina non aveva altri vizi. Il mondo televisivo e cinematografico lo attirava ed incuriosiva molto, e di questa passione aveva fatto una virtú creando il Mifed, fiera che, dopo di lui, i nuovi super manager formati nelle migliori universitá del mondo non riuscirono a tenere in vita.
Franci morí a Roma il 3 novembre del 1991, all’etá di 87 anni. A ricordarlo in Fiera Milano oggi non c’é nulla. L’ufficio stampa della FieraMilano e la Fondazione Fiera Milano non hanno nemmeno una nota biografica su di lui.
Rimane solo un piccolo ritaglio del suo necrologio su Il Corriere della Sera: “É morto Franci: padre della Campionaria”. #

(fine)


 

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