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2 giugno a New York: successo ed esempio di sinergia

2 giugno a New York: successo ed esempio di sinergia

Sistema Italia (July 30, 2008)
Un momento della Festa della Repubblica il 2 giugno da Cipriani Wall Street. Foto di Riccardo Chioni


Comincia con Francesco Maria Talò, Console Generale d'Italia a New York, il forum delle istituzioni su i-Italy.

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Il lavoro che abbiamo svolto per celebrare la festa Nazionale italiana può essere un punto di partenza per spiegare cosa si intende in pratica per “Sistema Italia”.


Per il 2 giugno abbiamo infatti voluto limitarci non solo ad un festeggiamento tradizionale e doveroso. Abbiamo cercato di fare qualcosa di diverso che ha richiesto anche  un grande lavoro di organizzazione. Per il quinto anno consecutivo l’invito alla Festa del 2 giugno era esteso da tutti i responsabili delle istituzioni pubbliche italiane a New York. Accanto al Consolato Generale, che ha svolto un ruolo di coordinamento, figuravano l’Istituto Italiano di Cultura, l’Istituto per il Commercio con l’Estero (ICE) e l’Agenzia Nazionale del Turismo (ENIT).


Abbiamo avvertito infatti in modo particolare la necessità di presentarci sempre di più insieme come componenti di un unico “Sistema Paese”.

Siamo tutti impegnati ad aggiornare l’immagine dell’Italia e vorremmo che ad un affetto spesso istintivo si affianchi un apprezzamento consapevole della capacità dell’Italia di essere protagonista nella cultura e nell’economia mondiale.


Conoscere, aggiornare, condividere cultura. Ecco le caratteristiche che, come “Sistema Italia” abbiamo voluto attribuire a una festa nazionale si è sviluppata per la prima volta lungo diversi giorni. Questi sono gli stessi obiettivi che ispirano il nostro lavoro quotidiano e su cui continueremo a puntare.


E’ importante che noi veniamo concepiti, come Consolato Generale, come rappresentanti dell’Italia e dello Stato a 360 gradi. E’ strategico che il Consolato svolga un ruolo di coordinamento nei confronti di tutte le istituzioni italiane di New York e della ricchezza dell’Italia in generale. Mi riferisco infatti anche alle regioni, e a tutti gli enti locali che vengono spesso qui, ma che purtopppo forse non sempre fanno abbastanza gioco di squadra. Si avverte a volte il rischio di sprecare delle risorse, e sappiamo quanto siano preziose soprattuto in tempi di “vacche magre”...


Per lo scorso 2 giugno abbiamo provato a mettere insieme tanti interlecutori e per la prima volta anche due regioni (Sicilia e Toscana) sono entrate nel sistema con i loro enti locali e le associazioni pubbliche e private che a loro fanno riferimento. E mi sembra che abbiamo raggiunto un buon risultato. I temi che abbiamo affrontato, in dieci giorni di festeggiamenti anche fuori da Manhattan, sono stati di carattere diverso, economico,culturale, di costume. L’evento centrale, il ricevimento del 2 giugno, ha visto la presenza di 1300 persone, una partecipazione record.


Avremmo potuto fare meglio, ma ritengo sia stato comunque un ulteriore passo avanti sulla strada che peraltro era già stata intrapresa dal mio predecessore. Credo che il successo di questa iniziativa sia la dimostrazione di ciò che si può fare insieme. Di quanto sia importante, sopratutto in un contesto come quello di New York, programmare gli eventi, coordinarli bene tra noi e con gli interlecutori americani. Ciò ci fa comprendere quante opportunità possiamo avere collaborando in modo coordinato. In una città competitiva come New York è essenziale per avere successo superare egoismi e gelosie, e questo si può ottenere facendo riferimento al Consolato Generale. Non perchè noi abbiamo risorse proprie, ma proprio per la funzione di coordinamento che possiamo svolgere.


Il ricevimento del 2 giugno è costato molto in termini di lavoro, sarebbe stata una cifra enorme se avessimo usato agenzie specializzate. Ma nel complesso da un punto di vista economico non è costato molto più degli anni scorsi. Come di consueto abbiamo usato i nostri fondi di rappresentanza personali, ma soprattutto è stato molto importante allargare il numero dei partner, che hanno partecipato anche economicamente. In sostanza singolarmente chi ha contribuito se avesse investito la cifra investita da solo non avrebbe avuto questo ritorno d’immagine. Per semplificare al massimo dico che con questo metodo se la regione x o il comune y  spendendo per un evento di 100 persone, se ne ritrovano 1300. E’ un concetto molto semplice e bisogna proseguire su questa strada.


Senza di ciò, eventi interessanti, organizzati bene, con dei prodotti validi  dal punto di vista culturale e commerciale, possono essere sprecati. Questo capita quando vediamo che un ente italiano arriva a New York e spende una certa cifra e ha un pubblico limitato rispetto alle spese che ha sostenuto. E ciò magari perchè l’evento si è tenuto in concorrenza con altri eventi concomitanti, senza una programmazione adeguata (cioè spesso senza quegli margini di tempo che sono necessari per organizzare una manifestazione a New York) e in un contesto di auto-referenzialità. Ovvero, invitando persone che in gran parte non hanno bisogno di conoscere il prodotto perché sono già informati e quindi non sono certo i principali destinatari.


Per questo è importante, fondamentale fare sistema. Magari rinunciamo a qualche evento, ma costruiamo l’occasione per fare massa critica. Ci vuole anche molto impegno, entusiasmo e tanta umiltà. Magari fare un passo indietro da un lato, per farne uno avanti dall’altro. Da parte nostra, come Conslato Generale, cercheremo di essere presenti dovunque, sette giorni su sette.


In questo spazio aperto su i-Italy, mi chiedo e chiedo a chi mi legge se questo lavoro che stiamo cercando di fare per aggiornare l’immagine dell’Italia, per uscire fuori Manhattan, per coordinare, per collegare fra loro non solo diversi uffici, ma i diversi “mondi” di cui è composto il nostro Paese e che in fondo anche rappresentano l’Italia a New York, comincia con l’essere colto e compreso. E’ interessante per noi aprire una discussione su questi temi per avere suggerimenti ed interloquire con tutti coloroi quali sono interessati.

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Vogliamo interrogarci su

Vogliamo interrogarci su cosa vuol dire Columbus Day per le nuove generazioni? Se per caso non dobbiamo cambiare il modo di sfilare per le strade di New York? Non potremmo far vedere qualcosa di diverso? Magari un po' di Italia di adesso e non solo melodie e balletti folkloristici? Perche' non ci rendamo conto che cosi muore l'Italianita? Lo chiedo a tutti e non solo al Console. Marco M.

Io credo che lei si sbagli.

Io credo che lei si sbagli. Gli americani vogliono questo Columbus Day cosi. Non possiamo dimenticare le nostre origini e nemmeno i balletti popolari per parlare solo di Armani. Cos vuole dire poi questo sistema Italia. L'Italianiata' esistera' solo quando tutti gli italiani saranno orgogliosi della loro bandiera come gli americani Mirko

Buon Columbus day, spero che

Buon Columbus day, spero che vorranno scrivere anche altre associazioni e istituzioni per far capire a noi comuni mortali italiani cosa fanno e con quale diritto lo fanno e dicono di portare avanti le idee degli italoamericani. Troppa gente che si mette in mostra ma che non vale niente arrivederci

Sebastian

Siamo un bel Paese noi

Siamo un bel Paese noi italiani all'estero. SIamo un concentrato di difetti e vizi (ma anche pregi) dei nostri connazionali. Da sempre litighiamo fra di noi, facciamo fazioni, fare sistema non fa parte della cultura italiana. Noi facciamo tutto per conto nostro e stiamo insieme solo davanti ad un piatto di spaghetti ed un bicchiere di vino. E' vero purtoppo.Non basta un ricevimento a dimostare che si sa stare uniti. RIccardo

Lei scrive "è importante,

Lei scrive "è importante, fondamentale fare sistema. Magari rinunciamo a qualche evento, ma costruiamo l’occasione per fare massa critica. Ci vuole anche molto impegno, entusiasmo e tanta umiltà. Magari fare un passo indietro da un lato, per farne uno avanti dall’altro". Secondo me chiede un miracolo, non e' cosa da mentalita' italiana questa. Daniele Verci

Gentile Console, sono

Gentile Console, sono piacevolmente sorpresa dal lavoro che state facendo e anche del fatto che su i-Italy finalmente troviamo uniti molti avvenimenti. E' sempre cosi' dispersiva l'Italia. Un grazie ed un caro saluto alla nostra bella Italia Maristella

Well Done

I understand Italian, but being third generation in this country I feel more confortable to write in English. I believe that this idea of "fare sistema" is and excellent idea that can really make the difference. There is a say here in America that goes like this: "Italians do it better". If we adopt the approach that the Consul General outlined above, and all the other Italian institutions share his views for the near future, this will no longer be only a say, but will actually become true! Well done, keep it up!!!

John, Brooklyn, NY

La sostanza. Caro Console,

La sostanza. Caro Console, e' importante la sostanza. Viviamo ormai in un mondo dove conta di piu' quello che si vede di quello che si e'. Le Convention democratiche e repubblicane fatte ormai solo per farsi vedere e fare spettacolo ne sono un esempio. Ma dove andiamo a finire? Bello il ricevimento e l'immagine, ma si puo' vivere solo di immagine? Chiedo scusa per il mio scetticismo. Italiano e Americano Guido

Mi domando, ma senza

Mi domando, ma senza polemica, perche' far partire un blog cosi proprio in estate, quando siamo tutti un po' distratti. Comunque mi sembra interessante la proposta di far parlare le istituzioni anche se speriamo che di non trovare solo autocelebrazioni. Mirella Celsi

Caro Console,

Caro Console, e' vero il recevimento del 2 giugno e' stato un grande successo. Me lo ha deto un mio amico del Bronx. Soprattutto per gli Americani che lo hanno visto. Complimenti per il video che avete fatto. E noi dobbiamo essere orgogliosi del nostro Paese. Anche se devo dire che io ultimanente mi sono vergognato di essere Italiano come non mi succedeva da tanti anni. Voglio anche dire che bisogna parlare di questa bella Italia non solo agli Americani ma anche ai giovani Italiani nostri figli che sanno poco e che spesso la rifiutano perche' non la conoscono. Fanno bene in questo sito secondo me a scrivere in Inglese almeno qualcuno di loro legge e capisce quanta energia abbiamo. Voglio dire a questo sito di parlare in inglese e di raccontare tante storie di nostri Italiani bravi in America. Non solo quelli famosi ma nache quelli che hanno fatto piccola imprenditoria, studiato, fatto piccole opere d'arte, gli operai. Pochi sanno che l'America tutta e' stata costruita da nostri connazionali. Ora i loro figli li hanno dimenticati e magari sono bravi professionisti che fanno gli Americani. Un caro saluto e buone vacanze a chi le sta ancora facendo. Vittorio (Viva Italia) Newport RI

Spero vogliate pubblicare

Spero vogliate pubblicare questo mio intervento. Ad un certo punto nell'italia e' andata di moda l'espressione "Fare Sistema". Belle parole. Fanno sembrare importanti tutti quelli che le pronunciano. Dette da un pulpito poi fanno tanto successo. Ma vorrei capire meglio. E chiedo chiarimenti a tutti i lettori. Cosa vogliono dire? Che finalmente le istituzioni non ripetono le spese per una stessa cosa? Che finallmente per avere un documento non bisogna fare la fila in diversi palazzi? Che se io mando un'email di richiesta ad un Ente l'altro Ente interessato lo fa automaticamente? Che chi non paga le tasse viene trovato facendo un controllo intrecciato? Che per avere la pensione non devo andare prima all'INPS regionale e poi a quella Naizonale o internazionale che sia? "Fare Sistema" dovrebbe significare semplificare tutto. Rendere facile la vita alle persone che vivono. Questo penso io. Grazie, Gianni del Monaco Palm Beach

Gli italiani non sono fatti per stare insieme

Apprezzo lo sforzo organizzativo di cui parla il Console Talò ma so per esperienza che non si cava un ragno dal buco con gli italiani soprattutto all'estero. Stanno tutti per fatti loro e non sono in grado di sacrifiarsi per uno scopo comune. Ho avuto moltissime delusioni tutte le volte che ho cercato di mettere insieme il lavoro di tanti.Tutti vogliono figurare meglio degli altri e alla fine fare vedere che sono i primi. Per fare quello che dice lui ci vuole tanta umilita' ed il coraggio di lavorare in silenzio per uno scopo comune. Auguri Console. Io forse sono troppo vecchio che crederci Intervento firmato

E' stato un bel ricevimento

Sono andata per accompagnare un'amica. Non ero tra gli invitati ma sono entrata lo stesso. E' sicuramente stato un momento importante di grande immagine per il nostro Paese. E l'immagine all'estero a mio parere, sopratutto a NYC, conta di piu' della sostanza. Poi capisco che a noi italiani interessi di piu' che le nostre citta' funzionino. Vedi Napoli ad esempio. Quella spazzatura sara' veramente scomparsa o e solo immagine? Questo mi preoccupa. Gianna

La calura estiva

Carissimo Console, la calura estiva allontana le riflessioni. Ma provo a dire la mia. Quello che mi preoccupa del suo bell'intervento e' il fatto che la sua sembra un'operazione di immagine. E lo sappiamo che in Italia ne sono state fatte tante, spesso e a voce. Ma lo sostanza di cui il grande Paese che ci ospita e' maestro dove e'?

Michele