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Opinioni vs Realtà: ci scusi la signora Englaro

Opinioni vs Realtà: ci scusi la signora Englaro

Giovanna Landolfi (July 16, 2008)
"Libertà vo' cercando, ch'è sì cara,come sa chi per lei vita rifiuta", da flickr, posted by ho visto nina volare

Ogni anno, puntuale come il panettone a Natale, ecco arrivare alla ribalta della cronaca l’ennesimo caso di coscienza a cui seguirà una fiumana di parole. Nel 2005 Terri Schiavo, nel 2006 Piergiorgio Welby, nel 2007 Giovanni Nuvoli, nel 2008 Eluana Englaro: tutte persone accomunate dallo stesso dramma dato dall'impossibilità di vivire in maniera autonoma ed autosufficiente.

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Ogni anno, puntuale come il panettone a Natale, ecco arrivare alla ribalta della cronaca l’ennesimo caso di coscienza a cui seguirà una fiumana di parole.

Nel 2005 Terri Schiavo, nel 2006 Piergiorgio Welby, nel 2007 Giovanni Nuvoli, nel 2008 Eluana Englaro: tutte persone accomunate dallo stesso dramma dato dall'impossibilità di vivire in maniera autonoma ed autosufficiente. Per Terri Schiavo (Florida) si mobilitò addirittura il presidente Bush per impedire che fosse staccato il tubo di alimentazione che la teneva in vita, ma ciò non interferì con la realizzazione della volontà del suo tutore. Nel 2006 con il caso di Piergiorgio Welby, il Tribunale di Roma riconosce la presenza di vuoti legislativi nell'ordinamento giuridico italiano in  tale materia, non esistendo però nemmeno una legge a favore dell'accanimento terapeutico, così Welby deciderà di porre fine alla sua esistenza. Nel 2007 Giovanni Nuvoli morì per uno sciopero della sete e della fame per protestare contro l'intervento della procura di Sassari che bloccò il medico che, per sua volontà, doveva staccargli il respiratore. Nel 2008 si decide la sorte di Eluana Englaro, in coma vegetativo permanente dal 1992 a seguito di un incidente stradale.

Con intenti più o meno morali tutti noi – nessuno escluso - ci sentiamo autorizzati ad esprimere un’opinione in merito alle sciagure degli altri. Perché grondiamo di opinioni ed ‘according to me’  fino a quando il dramma non entra nelle nostre case; ma fino ad allora siamo tutti opinionisti, filosofi, moralizzatori, liberali, tutti più o meno velatamente convinti di possedere l’unica chiave interpretativa dell’esistenza. Siamo così persuasi della giustezza del nostro sentire che reputiamo i nostri interlocutori come dei poveri disgraziati che della vita in realtà non hanno capito un tubo.
Il caso della signora Eluana Englaro ha dell’incredibile. Ma noi siamo abituati a questo tipo di incredibilità. Ormai abbiamo maturato la nostra idea in merito al coma vegetativo per cui sappiamo bene ciò che è opportuno fare quando si presenta una situazione del genere a casa degli altri. In fondo, anche se ce ne vantiamo poco, siamo un po’ tutti dei surrogati di medici e di padri spirituali. Quelle due pagine della bibbia letta al catechismo o un corso di primo soccorso ci hanno trasmesso gli input necessari per mandare a giudizio l’intera umanità. Ma fino a quando il dramma è degli altri. E’ un po’ come quando si teorizza sulla guerra nelle altri parti del mondo. ‘Is it right or is it wrong, that is the question’. Ne possiamo fare una questione morale solo quando sappiamo che possiamo andare a dormire tranquilli perché abbiamo inserito l’allarme a tutte le finestre e nessuno ci romperà le scatole questa notte. Però, se fossimo noi fisicamente coinvolti nel conflitto a fuoco forse il nostro ragionamento sarebbe molto più pragmatico.
Ci piace teorizzare, ed è giusto. Giocare con le parole e pensare è davvero una libidine. Però, come ognuno teorizza e gioca, dovrebbe poi essere in grado di trasformare tutto ciò in azioni nei momenti in cui queste si rendono necessarie. Se la signora Englaro ha dichiarato e deciso che la condizione di come vegetativo non rientrava nei suoi orizzonti di vita perché noi dovremmo opporci? Non sono cose che ci riguardano. E’ una decisione personale e ben venga. La signora Englaro non è un medico né un padre spirituale, ma ha espresso una volontà in uno stato laico che deve assicurare la laicità dove richiesta così come l’apporto religioso dove richiesto. La signora Englaro, nel pieno delle sue facoltà mentali, ha maturato un suo ideale di vita che noi dovremmo rispettare sia che lo si condivida o meno. La signora Englaro probabilmente non avrebbe mai pensato di vivere un dramma simile ma aveva espresso il suo volere in merito. E allora sia fatta la sua volontà perché il dramma è suo e solo suo. Se lo vivessimo noi in prima persona è molto probabile che adotteremmo un insieme di idee alla ‘meno peggio’. Se la signora Englaro avesse espresso il desiderio di essere tenuta in vita nessuno si sarebbe mai dovuto permettere di far cessare la sua esistenza in quanto quello era il suo volere. E viceversa.
Di entrare nelle vicende giudiziarie non mi interessa ed affrontare temi trascendentali non è quello che intendo fare. Perché il caso è complesso e difficile e forse non ci sono soluzioni.
Però mi preme ricordare semplicemente che il dramma non è il nostro, ma di chi lo vive. Non si può obiettivamente pensare di poter dire a chi vive un certo tipo di esperienza come e cosa scegliere. E’ anacronistico nonché irrispettoso della sensibilità e dignità di chi vive certi drammi. Eppoi ci vuole della semplice e sana collaborazione tra esseri umani perché chiunque può ritrovarsi con l’acqua alla gola e in quel momento nessuno vorrebbe al proprio fianco degli inutili grilli parlanti che teorizzano e teorizzano mentre lì c’è tua figlia, il tuo compagno, la tua amica in certe condizioni.
Da cittadina di uno stato laico accetto la decisione della signora Englaro; non perché io categoricamente condivida il suo punto di vista, ma perché il mio stato mi garantisce (e spero possa garantire) la libertà di poter scegliere le mie azioni in casi così complessi come questo. Perché la dignità è personale e ognuno decide come giocarsela senza che altri debbano manipolarla. E l’accetto, qualunque essa sia, fino a che quel tipo di scelta non venga a ledermi personalmente e perché io non voglio che gli altri decidano per me. Perché io non sono loro e loro non sono me.
E dunque chi crede preghi pure in silenzio e chi non crede stia semplicemente zitto e lasciamo che gli interessati decidano. Poi ognuno se la vedrà o col padreterno o con madre natura. E nemmeno questi sono fatti nostri.

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