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Elogio della "monnezza"

Elogio della "monnezza"

Giovanna Landolfi (May 25, 2008)

Per gli amanti della natura la monnezza è una benedizione: flora e fauna campane sono cambiate nel corso degli anni; oggi abbiamo gabbianotti che bazzicano l'entroterra e papaveri che crescono di fianco ai cassonetti e nelle discariche coperte dai teloni...

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I miei corregionali campani non hanno spirito di osservazione. Troppo impulsivi. Si fermano alle apparenze e non hanno il coraggio di andare oltre ciò che i loro occhi vedono di sfuggita, tra un corteo e una pizza. Incoscienti!

 

Se si fermassero un attimo a guardare i nuovi paesaggi che li circondano si renderebbero conto dei benefici che la monnezza ha apportato loro in questi ultimi tempi, in termini paesaggistici e di evoluzione faunistica. Che si tratti di monnezza costituita da rifiuti solidi, liquidi, speciali, tossici, smaltiti a norma o non a norma di legge non ha importanza: il beneficio c’è sempre ed è evidentissimo.

 

Purtroppo i corregionali hanno in testa l’idea che la monnezza faccia male e prestano troppa credibilità ai rumours cattivi di chi si ostina, in maniera decisamente impertinente e maleducata, a voler asserire con fermezza che questo ‘shakeraggio monnezzaro’ sia dannoso per la salute. Bene, diciamo pure che qualche fastidio è anche possibile, in quanto cambiamenti biotermici sono fattibili, soprattutto con il cambio di stagione. Che le falde acquifere si intingano leggermente con acidi di importazione nord-italica non sarà la fine del mondo! Tanto ormai abbiamo imparato a bere l’acqua minerale di importazione che nasce da falde acquifere che non abbiamo conosciuto di persona, e se pure ci facciamo una doccia, l’acqua la mischiamo al sapone e di sicuro l’effetto nocivo iniziale si placa con il ph dei detergenti; che l’aria odori al pari del vostro frigorifero in cui avete lasciato una fetta di carne, staccato la presa della corrente prima di partire per oltre un mese per un tour delle capitali europee, che volete che sia! Prima o poi il vento soffierà in maniera opposta, no?

 

Ma è per gli amanti della natura che la monnezza è una benedizione: flora e fauna campane sono cambiate nel corso degli anni e pochi se ne se ne rendono conto. Soprattutto la fauna direi. La monnezza è riuscita in ciò in cui Madre Natura ed allevatori vari hanno fallito o che forse non hanno mai pensato: fondere vegetazioni ed animali della costa e dell’entroterra. Nessuno sembra far caso che la costa è ormai arrivata nell’entroterra, e che questo sembra quasi non esistere più… che sensazione sublime per chi ama il mare ma è costretto a vivere nell’entroterra!

 

Qualche giorno fa ho trovato due bei gabbiani pienotti appollaiati sulla ringhiera del balcone della mia casetta dell’entroterra. Che bello. Avevo da poco aperto gli occhi dopo una notte in cui avevo dormito pochissimo, ed ancora in dormiveglia ho pensato che il mare si fosse avvicinato alla finestra della mia camera. Un gabbiamo, emblema della libertà, degli spazi interminabili, simbolo del mare e degli orizzonti lontanissimi, della felicità - era lì sul mio balcone, in una pianura campana circondata da montagne. Poi mi sono resa conto di essere più nel mondo dei sogni che in quello della realtà, e una volta svegliata per bene ho pensato che se non fosse stato per la monnezza mai e poi mai avrei potuto vedere i gabbianotti fuori la mia finestra! Per non parlare delle piante e dei fiori che crescono di fianco ai cassonetti della monezza sia nelle discariche coperte con i teloni (sempre squarciati). Tra tutti i fiori spiccano i papaveri, che ovviamente, sarebbero in grado di crescere anche sulla mia mensola piena di polvere, ma l’immagine dei papaveri sui teloni della discarica è assai particolare, decisamente affascinante...

 

 

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