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Politiche 2008: analisi e commenti

Politiche 2008: analisi e commenti

Dom Serafini (April 30, 2008)

Elezioni all’uovo di Pasqua: le sorprese non sono mancate

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di Dom Serafini. Le elezioni del 2008 sono cominciate sottotono sia per gli oltre 25.000 candidati (tra politiche ed amministrative), che per i 47 milioni di elettori. Alla fine, peró non hanno mancato di sorprenderci.

La prima cosa che salta in mente é che, piú che di programmi (tra l’altro uguali per gli schieramenti, come lo sono i problemi), i politici hanno discusso di cose bizarre: da “non la dó a Berlusconi” (Daniela Santanché di La Destra) e di candidati  “fossilizzati” come Luigi Ciraco De Mita (quasi 50 anni in Parlamento).
Istigata dal comico Beppe Grillo, la stampa si é anche sbizzarita su ció che il settimanale “l’Espresso” ha definito “gli impresentabili,” cioé candidati che, in un modo o nell’altro, hanno avuto problemi con la giustizia. L’Alitalia é stata un ping-pong politico, come la “monnezza” di Napoli, le mozzarelle alla diossina ed il vino inquinato.
Gli elettori in Italia hanno mostrato apatia visto che dovevano votare un partito senza poter scegliere i candidati. All’estero, invece, il voto di preferenza é rimasto.
La vittoria di Silvio Berlusconi era data per scontata alla Camera, ma non al Senato, dove ha ottenuto, invece, un grande margine. Berlusconi voleva un piccolo margine in modo da coinvolgere l’opposizione nelle riforme (per dividerne le “colpe”) e per farsi mandare al Colle.
I piccoli partiti, sia dell’estrema destra che sinistra (i cosidetti cespugli o “partiti del no”) pensavano ad una rimonta, invece si sono visti cancellati. E questa é stata la vera rivoluzione della politica italiana: per la prima volta il Parlamento é occupato principalmente da due grandi schieramenti: il PdL di Berlusconi ed il Pd di Walter Veltroni. Oltre 20 micropartiti sono spariti.
Nella circoscrizione nord e centro America, si é avuto un ping pong di candidature da parte dei due principali schieramenti. In questo collegio la partecipazione al voto é stata del 34,8% ,con 86.740 votanti, lo 0,2% in meno rispetto alle precedenti elezioni parlamentari del 2006.
Anche qui non sono mancate sorprese dopo una campagna moscia, poco entusiasmo e minori investimenti in pubblicitá rispetto al 2006 (ho ricevuto 4 volantini su 24 candidati, uno arrivato dopo lo scrutinio).
Un mese prima delle elezioni avevo previsto che, nella circoscrizione nord e centro America, il PdL avrebbe vinto con il 60%. Avevo anche indicato che il PdL avrebbe ottenuto un seggio al Senato ed uno alla Camera e che il rimanente seggio alla Camera sarebbe andato al Pd. Previsioni quasi azzeccate, considerando che poi il PdL ha vinto alla Camera con il 45,66%, il Pd ha raccolto il 43,38%, l’Udc si é fermato all’8,57% e la destra al 2,39%. Azzeccati in pieno, invece, i seggi: due al PdL, uno al Pd.
Facendo il confronto con le politiche del 2006 si nota che, se FI ed AN fossero stati uniti, al Senato avrebbero preso il 44%, contro il 37,9% dell’Unione. Nel 2008, il PdL (cioé la lista FI piú AN) é arrivato al 45,12% al Senato e 45,66 alla Camera, mentre il Pd (la nuova incarnazione dell’Unione, senza la sinistra radicale) é salito al 43,88%. É possibile che l’aumento di circa il 6% sia dovuto proprio all’esclusione della sinistra radicale.
La sorpresa, comunque, non sono stati i risultati elettorali, bensí le preferenze. I candidati favoriti, cioé Augusto Sorriso (Senato per il PdL), Paolo Ariemma (Camera per il PdL) e Graziella Bivona (Camera per il Pd) hanno ottenuto risultati deludenti, addirittura inferiori che nel 2006. Una sorpresa é stata la riconferma di Gino Bucchino alla Camera (Pd) e l’elevato numero di preferenze ottenute dal senatore uscente di Chicago Renato Turano (Pd): molto piú che nel 2006 e superiore a tutti gli altri candidati. Questo perché si pensava che gli elettori li avrebbero penalizzati in quanto percepiti come inefficaci. Nonostante tutto, Turano non c’é l’ha fatta.
Piú che i voti di preferenza, la differenza (come avevo previsto), almeno al Senato, l’ha fatta il voto al partito: per il PdL, 21,782 cittadini hanno dato la preferenza e 15,992 hanno votato solamente il partito (42%). Per il Pd, 22,654 votanti hanno dato la preferenza, mentre 14,080 hanno scelto solamente il partito (38%). Nel 2006, al Senato per l’Unione, 38,8% dei cittadini ha votato solo il partito, mentre per la combinazione FI e AN, il voto é stato del 39%.
Altre sorprese sono state: l’elevato numero di preferenze ottenute da Vincenzo Arcobelli (Camera PdL), nonostante provenisse da un’area con pochi cittadini italiani, quella di Dallas/Houston; i voti presi da Emilia Vitale (Pd), una candidata non molto conosciuta nella comunitá e dalla sorprendente ascesa di Amato Berardi (PdL) che, con la sua vittoria alla Camera, ha confermato la trascurata Filadelfia come un importante trampolino politico (anche il deputato uscente, Sal Ferrigno, é di Filadelfia).
Considerando il piccolo scarto di voti tra il PdL e Pd (appena 1.040 voti al Senato), possiamo affermare che il Pd ha fatto un errore tattico forzando l’uscita di Giovanni Rapaná dalla rosa dei suoi candidati. Durante le politiche del 2006, Rapaná (di Montreal) aveva ottenuto 8.609 preferenze, contro i 7,431 di Marina Piazzi del Messico, che nel 2008 l’ha sostituito all’ultimo minuto nella lista per il Senato. Da tener conto che, dal Messico, il Pd ha ricevuto 667 voti (dei 700 che avevo previsto).
Ulteriori sorprese: nel 2006 per il Senato l’Unione aveva vinto il Canada (44% dei voti, contro il 38% della combinazione FI-AN), mentre negli Usa aveva stravinto la combinazione FI-AN con il 48% dei voti, contro il 33,9% dell’Unione. Nel 2008 é stato tutto il contrario: il PdL ha vinto in Canada con il 45,15% (contro il 44% del Pd), mentre negli Usa ha vinto il Pd con il 45% (contro il 44% del PdL). #




 

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