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Cinque domande a Basilio Giordano

Cinque domande a Basilio Giordano

Dom Serafini (March 27, 2008)
Nella foto, Basilio Giordano assieme al nostro collaboratore nella redazione de Il Cittadino Canadese a Montreal.

Continuiamo con la serie: Cinque domande a..., in occasione delle elezioni parlamentari con il voto degli italiani all'estero, circoscrizione nord e centro America.

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di Dom Serafini. Nato in Calabria il 56enne Basilio Giordano (assieme a Vincenzo Arcobelli ed Augusto Sorriso), é stato tra i primi ad essere scelto dal team di Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini come candidato all’estero per il PdL.

Giordano è giornalista, direttore ed editore de Il Cittadino Canadese, il principale giornale italiano della provincia canadese del Quebec, ed il secondo dell’intero Canada. A Giordano abbiamo rivolto le tradizionali cinque domande (nota: l’autore di questo servizio cura una rubrica sul settimanale di Giordano):
Domanda: Basilio, sei una persona ben voluta e ben conosciuta in Canada, ma come farai a farti apprezzare negli Usa, Messico e America Centrale?
Risposta: Cercherò di farmi apprezzare per i fatti. In Canada vivo da oltre 30 anni e la gente mi conosce per le mie attività editoriali e per le mie battaglie a favore della comunità italiana. Ma ho tanti colleghi e amici anche negli Stati Uniti ed in Messico, con cui i contatti sono molto frequenti. Per tutti quelli che non mi conoscono, invece, sarà mia premura farmi apprezzare per quello che intendo fare. Ho dei progetti seri e li porterò avanti nel prossimo governo di centro-destra, dalle politiche per i giovani - attraverso l’insegnamento della lingua italiana e le borse di studio per lo scambio tra studenti – al miglioramento dell’assistenza socio-sanitaria per i più anziani ed alla valorizzazione del made in Italy.  I parlamentari eletti all’estero hanno la stessa dignità di quelli eletti in Italia e devono contribuire in egual misura allo sviluppo del sistema Paese, portando in dote, come valore aggiunto, l’arricchente e insostituibile esperienza di aver vissuto tanti anni all’estero.
D.: Perché un italiano che non ti conosce dovrebbe votarti?
R.: Perchè mi reputo un italiano che è rimasto sempre legato al suo Paese di origine, che ha avuto sempre a cuore le sorti della madre patria. Lo dimostra il fatto che mi reco in Italia in media tre volte all’anno. Tutto questo dovrebbe far capire il mio attaccamento per le sorti del Paese. Parlo sempre con molta gente, mi piace ascoltare tutti: dal vecchio emigrato al diplomatico, dall’imprenditore al politico. Oggi sono presidente dei Giornalisti italiani del Québec e membro del Comitato di Presidenza della Fusie. Nel frattempo non ho mai abbandonato il contatto con la gente, mi sono sempre dedicato alle attività che coinvolgono gli altri connazionali: sono infatti presidente dell’Associazione dei Cosentini di Montréal e della Federazione delle Associazioni Calabresi Est Canada.
D.: Pensi veramente che il programma sia importante o la persona che andrá a rappresentarci?
R.: Penso che il programma sia certamente importante. Ciascuno dei candidati è portatore di ideali che rappresentano una parte politica. Nel mio caso, io mi faccio ambasciatore del progetto politico del PdL. Tutto ciò è innegabile. Nello stesso tempo, però, credo che nella Comunità estera in particolare, il nome del candidato rivesta un ruolo fondamentale per i suoi legami col territorio, l’attività professionale svolta ma soprattutto per la sua crescita umana nel corso della lunga esperienza d’emigrazione.
D.: Se andrai al Senato cosa succederá al giornale che dirigi?
R.: Il giornale, il vero capitale della mia vita professionale in Canada, è già passato formalmente nelle mani di mia moglie Nina e di mio figlio Marco. La redazione è giovane e dinamica, avrà un futuro di sicuro successo. Penso che per me sia arrivato il momento di cedere la mano per dedicarmi a contribuire al miglioramento dell’Italia, il mio Paese, rendendolo più vivibile, più appetibile per i giovani, più confortevole per i più anziani. L’Italia è il Paese più bello al mondo, non è più tollerabile lo spettacolo dell’immondizia per le strade di Napoli, il caro-vita che attanaglia le famiglie o l’impossibilità per i neo-laureati di trovare un posto di lavoro che li valorizzi e non li sfrutti.
D.: L'esperienza passata con gli eletti all'Estero é stata di totale delusione. Visto che sei al corrente di questo fatto, cosa ti proponi di fare di diverso?
R.: I parlamentari eletti all’estero nella scorsa legislatura hanno fatto obiettivamente poco. La mia sarà una ricetta semplice ma mirata: voglio portare a termine un programma snello ed estremamente pratico, intendo battermi per misure precise e vantaggiose per la comunità italiana, come la riapertura dei termini per la cittadinanza, l’incremento dei fondi per lo studio e la promozione della lingua italiana, un sussidio per gli anziani indigenti che non godono di pensione, nuove convenzioni tra le strutture sanitarie canadesi/americane e italiane, la ristrutturazione del palinstesto di “Rai International” con una maggiore attenzione su programmi di qualità e sull’informazione di ritorno, la promozione del Made in Italy e lo sviluppo dei collegamenti aerei da e per l’Italia. Il mio slogan, del resto, dice tutto: “Per un Italia più vicina gli Italiani”.


 

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