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I cortigiani fanno un disservizio a Berlusconi

I cortigiani fanno un disservizio a Berlusconi

Dom Serafini (September 2, 2009)

Considerazioni sull'attacco di Feltri al direttore di "Avvenire"

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di Dom Serafini. L'attacco contro Dino Boffo, direttore del giornale dei vescovi,
Avvenire, da parte del quotidiano della famiglia Berlusconi, Il
Giornale, dimostra come i cortigiani non facciano mai un buon servizio
ai loro sovrani, perché non sanno e non possono essere onesti con loro.


La cultura popolare ha immortalato questo concetto con la fiaba “Il re
é nudo”, scritta da Hans Christian Anderson nel 1837 e ispirata da una
novella spagnola del 1300.
A dirigere Il Giornale -- il quotidiano posseduto da Paolo, il
fratello piú giovane del primo ministro Silvio Berlusconi – é ora
tornato il 66-enne Vittorio Feltri (lo aveva diretto dal '94 al '97)
che si é distinto come direttore di Libero (il giornale che ha
fondato nel 2000 e diretto fino a poco tempo fa), per un attacco alla
consorte del premier Berlusconi quando questa aveva criticato il marito
per la sua condotta poco istituzionale (“Veronica velina ingrata” prima
pagina del numero del 30 aprile di Libero con foto a seno nudo di Veronica Berlusconi).
Feltri non si ritiene un cortigiano (“mi manca la stoffa del cortigiano” ha scritto il 22 agosto su Il Giornale con il titolo “Tra Silvio e Agnelli ecco chi é il peccatore”), il che é poco piú di un'ammissione freudiana di ció che pensano in molti, simile a quando l'ex presidente Usa Richard Nixon disse, cercando di discolparsi per lo scandalo di Watergate, “non sono un disonesto” (“I'm not a crook” nel novembre del 1973).
Sicuramente Feltri non sará stato il solo “cortigiano” a suggerire la
strategia d'urto contro Avvenire. In apparenza, lo spunto de Il Giornale contro Boffo (“Il supermoralista condannato per molestie” del 28 agosto)
potrebbe essere arrivato per via della critica che il giornale dei
vescovi italiani (cioé la Conferenza Episcopale Italiana o Cei) aveva
a sua volta indirizzato al premier per i suoi comportamenti.
Si pensa comunque che il vero motivo dell'attacco ad Avvenire, sia
stato ideato per far rallentare le critiche considerate “personali” da
Berlusconi. Strategia riecheggiata dai suoi cortigiani. Questi si
saranno detti: “se colpiamo con un esempio memorabile, ci si renderá
conto che anche altre importanti personalitá possono essere attaccate
a livello personale. Inoltre, tale strategia potrebbe servire come
monito a coloro che vorrebbero accodarsi”. Come dire, parliamo a nuora
affinché suocera intenda.
Il ragionamento non fa una piega, ed ecco quindi il direttore de Il
Giornale lanciato contro Boffo, accusandolo di omosessualitá in un
articolo in prima pagina, con delle prove se non sottili, di sicuro
controverse.
La reazione non ha tardato a farsi sentire, mettendo il Vaticano sul
sentiero di guerra: cosa di cui il premier non ha assolutamente
bisogno. Per prima cosa il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di
stato Vaticano, ha cancellato la cena prevista a L'Aquila con
Berlusconi, poi il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco
ha preso le difese del direttore di Avvenire, come pure l'arcivescovo
di Firenze, Giuseppe Betori e quindi da Comunione e Liberazione (il
partito del governatore della Lombardia, Roberto Formigoni).
In questo caso, gli sbagli dei consiglieri di Berlusconi sono da
manuale politico e richiederebbero le loro dimissioni in massa. In
politica al leader tocca la responsabilitá delle sue azioni, ma ai
consiglieri toccano le conseguenze dei loro cattivi consigli, anche nel
caso in cui il leader tenda ad agire da “sovrano”. Anche Veronica in
passato si era rivolta ai collaboratori del consorte affinché questi
esercitassero piú pressione verso il premier. Questi consiglieri
avrebbero dovuto prendere lo spunto offerto dalla moglie e dai figli di
Berlusconi per far capire al premier gli errori passati e non per
scagliarsi contro i famigliari che, dopotutto, hanno piú di tutti a
cuore le sorti politiche del loro caro. Inoltre, i collaboratori di
Berlusconi avrebbero dovuto spingerlo verso giornalisti piú
equilibrati, come il “mastino” Giuliano Ferrara, direttore de Il
Foglio (di proprietá al 38% di Veronica Berlusconi) e la “prima
donna” Enrico Mentana, ex direttore del TG5 della rete della famiglia
Berlusconi, Canale 5, sostituito nel 2004 con Carlo Rossella, un
berlusconiano di ferro. Il problema dei consiglieri di Berlusconi fu
anche esposto da Ferrara con un editoriale del 18 giugno (“Caro Cav.,
un premier non si difende così”) che segnalava come “il problema è che
le armi affilate di questa campagna provengono tutte da Berlusconi in
persona e dal suo entourage”.





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